Addio, Marianna

Una donna energica che non si arrendeva mai, capace di unire i propri ideali con una straordinaria competenza professionale ed una netta scelta di campo. Sempre dalla parte degli ultimi prima a Bologna e poi in Molise, pronta a prendere le difese di chiunque avesse subito un torto, un’ingiustizia, un licenziamento immotivato, un sopruso o una qualsiasi umiliazione. Il suo Maestro, il giuslavorista di Ururi, Franco Focareta, legale della Fiom-Cgil, Ordinario di diritto del lavoro all’Università di Bologna, ed oggi componente della task-force che collabora con la Presidenza del Consiglio dei Ministri per la ripartenza in sicurezza, ne apprezzava la tempra, la determinazione e la tenacia.

Al suo rientro in Molise mi colpì il coraggio di una scelta di vita. Marianna lasciava un studio affermato in Emilia-Romagna con mille opportunità di successo, per contribuire col suo talento ad un possibile riscatto della nostra Terra.

Dalle finestre della sede Cgil di Fondaco della Farina si intravedeva un antico palazzo nobiliare che ammoniva i fautori del cambiamento sulla forza di una cultura conservatrice difficile da eradicare, ma ciò non spaventò ne lei e ne altri giovani rientrati da Milano o altri luoghi per sfidare la ragnatela di pregiudizi, collusioni e parentele in cui si mescolavano i poteri locali tra cordate e consorterie.

In tutti questi anni Marianna non ha mai desistito, ha continuato a lottare, a scontrarsi in Tribunale e nelle sedi sindacali, a dare coraggio alle vittime, a tenere la schiena dritta sempre, guardando negli occhi anche la controparte più potente senza arretrare di un millimetro. Una sicurezza per i lavoratori, un riferimento per chiunque avesse necessità di un parere professionale di spessore, una compagna di strada per chi ha continuato a sognare il sol dell’avvenir anche nel buio degli ultimi decenni, un’antifascista convinta, e sopratutto una donna fiera della sua famiglia e orgogliosa di aver scelto di stare dalla parte degli ultimi.

Non gradiva la tristezza. Preferiva la giovialità. Per questo voglio immaginarla ovunque sia, a illuminare col suo volto il cammino di un’umanità smarrita che mai come in questo trististissimo 2020 avrebbe avuto necessità del suo cuore e della sua competenza.

(Michele Petraroia)

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