
Mio Dio,
in quanti siete andati via
fuori dalle vostre case,
dalle terapie intensive,
portati non si sa nemmeno dove
da file di camion,
talora, in modo anonimo, cremati
o accompagnati da pochi intimi disperati.
Neppure un po’ di affetto,
non una carezza
hanno potuto lenire
lunghe attese,
indicibili sofferenze,
tragedie senza fine
e poi unica e terribile la morte.
Solo i vostri numeri
stanno lì ogni sera
ad interrogarci nella responsabilità,
a condannare l’inettitudine
mentre preghiamo
senza acquietare
il dolo di menti che non hanno pace.
Non possiamo lasciarvi così soli
ad una vita diversa,
senza meritare la vostra eredità
di onestà,
di lavoro,
di laboriosità,
di attenzioni per il nostro futuro,
d’infinito amore gratuito,
se non troviamo
il modo di parlarvi
e di stringervi … non so come
per chiedervi perdono.
Faremo così, forse,
giustizia
dei torti,
degli abbandoni,
delle miserie,
delle chiusure individualiste,
sperando che l’orizzonte
si riempia di un’umanità amorevole
come quella dei tanti cirenei
che portano la croce
a sollevare le spalle
di chi soffre.
Umberto Berardo