Alternanza scuola-lavoro, tavolo al Miur per ridisegnare l’esperienza

L’alternanza scuola-lavoro, resa obbligatoria dal 2015 con la riforma della “Buona Scuola” del governo Renzi, ha acceso non poche polemiche soprattutto per le poche aziende che aprono le porte agli studenti, per l’insicurezza che caratterizza tante esperienze (tre ragazzi morti solo nel 2022) e per l’inefficacia di troppe iniziative, scollegate rispetto alle materie di apprendimento.

Occorre, insomma, ripartire superando le tante criticità emerse nelle ultime stagioni. E assicurando i migliori strumenti a scuole ed aziende a livello territoriale. È quanto è emerso dal tavolo tecnico ministeriale sull’alternanza scuola-lavoro, che ha avuto luogo questa mattina presso il Miur mettendo a confronto 37 sigle tra sindacati dei lavoratori e datoriali.

Dopo i saluti del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, e gli interventi del sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, dei tecnici di tre ministeri (Istruzione, Lavoro e Salute) e della Conferenza Stato-Regioni, il rappresentante dell’Inail ha espresso l’esigenza di aggiornare i modelli formativi sull’alternanza proprio nel giorno in cui è arrivata l’intesa tra la ministra del Lavoro, Marina Calderone, e il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, per ampliare le coperture assicurative Inail degli studenti.

I rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil hanno confermato la posizione condivisa sul tema della sicurezza, benché sull’alternanza emergano sfumature differenti, con la Cgil contraria all’obbligo e più critica sull’esperienza fin qui attuata, come sottolineato dalla segretaria confederale Francesca Re David e dal segretario generale della Flc Francesco Sinopoli. “Bisogna eliminare la precisa quantificazione delle ore affidando alle scuole piena autonomia di progettazione sia nei contenuti dei percorsi sia nel monteore complessivo; la selezione delle aziende ospitanti deve avvenire in base ai requisiti necessari a garantire il massimo della tutela e sicurezza agli studenti – hanno detto i due dirigenti sindacali.

Di parere opposto l’Associazione nazionale presidi (Anp), nettamente favorevole all’alternanza scuola-lavoro in quanto “è metodologia didattica innovativa”, quindi contraria al suo depotenziamento.

Lo Snals si augura il recupero degli intenti iniziali dell’alternanza, in particolare i percorsi fortemente condivisi, ritenendo che l’interesse dei soggetti coinvolti sia talvolta calato con il passare del tempo e pertanto vada rilanciato.

Se Gilda ha ricordato l’importanza del monitoraggio e l’Ugl richiede un intervento legislativo urgente sul tema, la Cisal-Confedil ritiene che dal momento che l’alternanza è obbligatoria, lo Stato si deve prendere tutte le sue responsabilità.

Infine il sindacato datoriale Unsic ha presentato un dossier di 60 pagine sul tema, che oltre ad elencare i gravi incidenti degli ultimi anni e ad individuare i pro e i contro delle esperienze, puntando alla territorialità come valore fondante, avanza sedici proposte per riformare la materia, dalla non obbligatorietà almeno nei licei e dall’estromissione come requisito di ammissione agli esami di Stato agli sgravi per le aziende coinvolte che dovrebbero avere certificazioni aggiuntive sulla sicurezza, oltre a quelle di prassi. Il sindacato chiede anche un accordo scritto tra struttura ospitante e scuola con l’impegno a fornire un programma formativo allineato con le finalità di orientamento e formazione, un albo per i tutor, lo status dello studente per distinguerlo dal lavoratore, il feedbackstandard sull’esperienza vissuta, la conciliazione tra l’alternanza e le interrogazioni e le verifiche scolastiche a garanzia degli studenti e l’incremento delle esperienze presso aziende e organismi italiani all’estero. 

L’Unsic lancia anche l’idea di un dibattito aperto sull’eventuale “minisalario” allo studente per l’alternanza (sul modello tedesco), “benché i ragazzi siano in formazione e non dovrebbero lavorare” e un monitoraggio ministeriale, oggi assente.

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