Imminente il ricambio dei sindaci – Il ruolo dei vecchi e le “inutil cose” da trasfigurare per l’umanità ferita
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Sarà forse il Covid col quale siamo ancora costretti a coabitare; sarà il genocidio di questa guerra inumana e cruenta deflagrata nel cuore della vecchia Europa, ad imporre dolorosamente un argine alla gioiosa e frenetica politica che, da sempre, ha vivacizzato le vigilie d’ogni consultazione amministrativa? Oppure si va sperimentando un nuovo stile di “carsica propaganda” più velata e persuasiva? Fatto è che di quell’elettrizzante atmosfera pre-elettorale, ce ne stiamo accorgendo ben poco. O sarà la mia tarda età ad aver fatto perdere, solo a me, l’organo della intuizione? Tuttavia badiamo poco al 29 maggio o al 5 giugno, quando si andrà a votare a Busso, Campolieto, Castelbottaccio, Castellino del Biferno, Duronia, Guardialfiera, Jelsi, Limosano, Montefalcone nel Sannio, Montelongo, Montemitro, Petacciato, San Felice del Molise, Torella del Sannio, Toro, Chiauci, Civitanova del Sanno, e Sant’Elena Sannita, per rinnovare i Consigli Comunali ed eleggere diciotto nuovi Sindaci.
Dal 22 febbraio, nelle Udienze Generali del mercoledì, Papa Francesco dedica le sue Catechesi al valore dell’età avanzata. Lamenta i deficit che si riscontrano oggi verso gli anziani e chiede alleanze fra le diverse età della vita. Ai vecchi, rammenta l’obbligo di donare la saggezza dei loro anni, a favore dell’effervescenza presente e futura dei giovani.
E, poiché ottantaseienne – e spinto dalla Catechesi di Francesco – azzardo l’affettuosa persuasione ai ventenni, …ai cinquantenni, ai “I liberi e forti”, ai contemporanei di questa tornata elettorale, a non opporre ostacoli a quel sussulto di appartenenza, al soprassalto di identità che potrebbe indurli, in questo momento, ad avvicinarsi di più al proprio “bel paese” ed aprirsi alle forze silenziose e inarrestabili del bene-operare. Certi scettici oziosi d’altri tempi, solevano dire che “la politica è sporca, allontanatevi!”. Ma Giorgio La Pira, divenuto frattanto “Servo di Dio”, e allora Sindaco per amore di Firenze e profeta del nostro tempo, suggeriva che: “la politica è un impegno di umanità, è il bisogno di convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta intessuta di meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia, di carità. Gli uomini veri, sono sempre in attesa d’una loro feconda vita nel sociale”. Candidatevi, datevi da fare, avrebbe insistito adesso! Quest’originale costruttore di pace – che attraverso un fitto epistolario con Pio XII dispiegò il peso del suo vivere e del suo testimoniare proprio nell’ “esercizio della vita pubblica” – ebbe una corrispondenza anche con Madre Maria Caterina Procaccitto di Guardialfiera, Badessa nel Monastero Benedettino di Eboli, durante gli anni difficili della Seconda Guerra Mondiale. A lei ripeteva che la preghiera sarebbe rimasta perennemente l’arma più potente di fronte alle bombe atomiche. E, insieme, affrontavano aspetti di vita contemplativa, ma pure di episodi e sentimenti di intolleranza, di rifiuti, violenze e discriminazioni, nei confronti di migranti e di rifugiati, in certa di accoglienza e di protezione in Italia.
Accadeva allora, esattamente ciò che sta capitando ora. La settimana scorsa, quattro bambini scappati dal massacro in Ucraina, hanno già trovato a Guardia l’animo aperto e l’ospitalità di Peppinuccio, anziano e malato, e l’affetto del paese. Artur, il generoso e svelto polacco di Vico San Rocco, è partito per Venezia ad accogliere profughi da ospitare dapprincipio qui e, magari, più in là in Polonia. Il nostro Nicola Fratangelo, della Società Nazionale di Salvamento, raggiungerà l’Ucraina la settimana prossima a consegnare carichi di prime necessità.Il cuore sannita è, dunque, addolorato dalla odierna catastrofe umanitaria. E il ruolo dei vecchi assume la sua identità. Non chiedono lunga vita, né ricchezze, né vittoria. Non chiedono investimenti cospicui, né impegni di bilancio. Chiedono invece di mettere in “libera uscita” la loro voce, ma che non sia ascoltata a mezz’orecchio, perché la disattenzione ferisce. I vecchi chiedono al Signor Prefetto, al Presidente della Regione, all’Assessore alle Politiche Sociali, alla Caritas, alla Protezione Civile, all’Amministrazione Comunale di Guardialfiera attuale e magari a quella futura. Chiedono un cuore che ascolti. Chiedono un po’ di umorismo per salvare la tenerezza, indispensabile per questa emergenza. Chiedono di accogliere subito qui, i fratelli che hanno odissee indicibili, ed incognite di futuro. Chiedono che a Guardialfiera si apra un’oasi umanitaria. Esistono infatti, “monumenti di inutil cose”, in paese, nel bosco, sul lago. Strutture iniziate e abbandonate. Sei appartamenti per Case Popolari in Via Dante; quelli a piano terra son pressoché completi. Esiste una costruzione al bosco finalizzata ad accogliere servizi e personale per l’ippoterapia, mau utilizzata. C’è un edificio sul lago compiuto, c’è la piscina, e Il tutto, da anni, nelle mani del vandalismo.
Piuttosto che consentire l’irreparabile sterminio di beni realizzati con il pubblico danaro, prego io (il più vecchio) ed in nome degli spiriti liberi, di adattarli e trasfigurarli adesso, attraverso un miracolo di carità e con le procedure d’urgenza, a strutture ricettive permanenti, capaci di mettere al sicuro, di volta in volta, porzioni di umanità ferite.
Vincenzo di Sabato