Anche in Molise il fenomeno del “mismatch”, disallineamento tra domanda e offerta di lavoro

Investire in formazione di personale qualificato, guardando a quei settori in cui il divario tra domanda e offerta  è ampio e rende molto appetibili i candidati in cerca di lavoro. Il problema è infatti il cosiddetto mismatch, ossia il disallineamento tra offerte e domanda di lavoro: in sostanza, le aziende cercano alcune figure professionali che non si trovano. Problema di titoli di studio e di formazione non in linea con le esigenze del mercato del lavoro.

Nel Molise, in particolare, emerge la continua crescita  della quota di assunzioni per cui le imprese molisane dichiarano difficoltà di reperimento, che complessivamente raggiunge circa il 39%, circa 9 punti percentuali in più rispetto a luglio 2021, con causa prevalente la mancanza di candidati per i profili ricercati. 

La difficoltà di reperimento aumenta fino al 53,2% per i tecnici della sanità, dei servizi sociali e dell’istruzione tra i profili high skill, fino al 72,9% per le professioni specifiche degli altri servizi alle persone tra i profili medium skill e fino al 65,0% per gli operai specializzati nelle industrie chimiche e della plastica tra i profili low skill.

L’europarlamentare Chiara Gemma di Insieme per il futuro, la formazione di Luigi Di Maio, si è occupata spesso del problema e, alla luce degli ultimi dati pubblicati nel Bollettino del sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, che elabora le previsioni occupazionali di luglio 2022, esprime un giudizio.

“Ai giovani – spiega Chiara Gemma – dobbiamo far sapere che il lavoro, anche nei confini delle nostre regioni del Sud, c’è ma bisogna saper intercettare le offerte che il mercato mette a disposizione. E qui spetta a noi che facciamo politica il compito di indirizzare i candidati verso i settori in cui poter trovare occupazioni interessanti con stipendi gratificanti. La questione del lavoro dei giovani mi preme particolarmente,  da sempre mi batto per quello che mi piace definire “il diritto a restare” per i nostri ragazzi. La fuga dei cervelli è una vera e propria emergenza sociale, serve un impegno comune per riportare i nostri giovani in Italia o per farli restare alle migliori condizioni possibili. È anche per questo diritto che io mi batto in Europa. Trovo molto triste formare i nostri ragazzi con amore e dedizione e vederli poi partire per altre zone del paese, dell’Europa e del mondo. A loro – conclude l’eurodeputata di Ipf – vanno date alternative valide e soluzioni concrete: l’estero deve essere un’opportunità, non una scelta obbligata”.

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