Urne funerarie



Elettoralmente parlando, siamo coinvolti su tutti i fronti. Le politiche nazionali del 4 marzo interessano, ovviamente, sia Roma e il Lazio sia il Molise. Nello stesso giorno nel Lazio si voterà per le regionali. In Molise si rinnoveranno i vertici regionali a fine aprile. Insomma, come associazione di Romani d’origine molisana siamo in ballo su più fronti.
Come noto, sin dalla fondazione del nostro sodalizio, abbiamo sempre rispettato una logica di par condicio: schierarsi solo da una parte o dall’altra avrebbe equivalso a lasciare fuori una fetta più o meno consistente di potenziali iscritti all’associazione. E, di fatto, spaccare la comunità. Invece, sin dal direttivo, le differenti idee convivono proficuamente.
Nel contempo, proprio perché l’associazione ha un ruolo ormai rilevante anche come rappresentanza di istanze, tendiamo sempre a favorire gli appuntamenti con i massimi esponenti politici. Nello spazio “eventi promossi” del nostro sito sono presenti le testimonianze degli incontri con Rutelli o con Storace, delle iniziative con Veltroni o con Moffa, delle cene “oceaniche” con Fini, con Di Pietro o con Zingaretti. Album dei ricordi.
Tutto ciò potrebbe apparire eredità da “prima repubblica”, specie in periodi in cui – molto spesso a ragione – il distacco tra cittadini e rappresentanti è abissale. Tuttavia noi abbiamo sempre difeso queste occasioni di “avvicinamento” perché le riteniamo importanti espressioni di democrazia. Pur essendo coscienti che quasi sempre sono “di circostanza”.
Ecco perché anche in questa tornata elettorale targata 2018 non mancheranno gli appuntamenti con i protagonisti della politica, sempre in ottica di par condicio.
E se chiaramente la comunità romana, per quanto d’origine molisana, è più coinvolta con la politica capitolina e laziale, anche le vicende amministrative del Molise polarizzano la nostra attenzione. Non soltanto perché qualche migliaio di abitanti a Roma in realtà ha la residenza in Molise e quindi vota tra Isernia e Campobasso. Ma soprattutto perché agli amministratori locali molisani sono affidate le sorti della nostra terra d’origine. Dove, volenti o nolenti, molti di noi hanno interessi affettivi e materiali.
Va detto, in linea generale, che i parlamentari molisani raramente si sono interessati alla comunità molisana di Roma o hanno frequentato le nostre iniziative. E che presto anche l’opportunità offerta dalla competenze dei tanti molisani a Roma andrà scemando per ragioni anagrafiche (circa il 50 per cento dei molisani a Roma ha più di 60 anni). Ce ne doliamo, ma ce ne facciamo anche una ragione.
La speranza, mai sopita, è che finalmente in Molise possa emergere una figura politica di alto spessore, in grado di assicurare una svolta significativa ad un territorio in disarmo, oggi – ahinoi – oggetto più di scherno che di interesse generale. La regione ha pagato più di altri la recessione economica in termini di crollo del Pil. E, purtroppo, non dà segnali in controtendenza. La classe imprenditoriale dovrebbe concorrere a rilanciare questo lembo d’Italia sempre più estromesso dalla dinamiche nazionali, ma salvo i trasbordi in politica dei vertici di Camere di commercio e di associazioni imprenditoriali di rappresentanza, di altro emerge davvero poco.
Conosciamo la situazione sempre peggiore dei servizi pubblici molisani, a cominciare da quelli sanitari o infrastrutturali. Così come abbiamo testimonianza del dissanguamento migratorio principalmente da parte dei giovani, fenomeno che ha ripreso particolare vigore negli ultimi anni: il calo della popolazione – mese dopo mese – è costante, i residenti sono scesi a circa 308mila dai 313mila di cinque anni fa. Ciò a fronte di 13mila cittadini stranieri residenti, che abbassano anche l’età media. I paesi dell’entroterra si svuotano, restano gli anziani con servizi sociali ridotti all’osso. Più che urne elettorali, quelle molisane – lo diciamo con preoccupazione mista a rabbia – somigliano sempre più a quelle funerarie.

(Giampiero Castellotti – gennaio 2018)

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