Matt Harding è un simpatico spilungone americano. Qualche anno fa ha deciso di realizzare un sogno abbastanza comune tra i mortali: viaggiare. E dal 2003 lo sta facendo alla grande. Oltre a macinare allegramente migliaia di chilometri, immortala il suo tour autofilmandosi mentre balla davanti ai più suggestivi scenari. Dai campi purpurei dell’Olanda alle spumeggianti coste delle isole Fiji, dagli antichi mercati nordafricani alle moderne città australiane. Coinvolgendo festosamente centinaia di comparse locali.Nel 2005 ha pubblicato il suo primo video su Youtube. Quindi ne ha inseriti altri due. L’ultimo raccoglie le immagini di 42 nazioni, macinate in quattordici mesi. Un ritmico montaggio di persone e luoghi, il tutto messo in comunicazione dall’originale ed esuberante passo di danza (http://www.wherethehellismatt.com/).
Dell’ingegnoso Harding non vogliamo sapere nulla. Se si chiami realmente così. Se sia americano o canadese. Benestante o indigente. Con nonni abruzzesi o molisani. Visionario o materialista (s’è accaparrato lo sponsor, ma perlomeno questo è capitalismo etico). Insomma, se ci faccia o ci sia. Ma, come un geniale cartone animato che trasmette valori di libertà e di interazione, adottiamo il suo vivace e bizzarro balletto quale icona di speranza. L’eredità positiva di questo pallido 2008. Una preziosa scialuppa di salvataggio, tra giochi olimpici a Pechino e giochi di guerra a Gaza, che ci salvi dalle tante ombre che accompagnano la triste consuetudine dei bilanci da 31 dicembre (o primo gennaio).
Da tempo, infatti, non esiste cosa più logorante che il passaggio tra due anni. Accompagnato da stressanti e aberranti riti. Ad esempio, lo spamming di auguri elettronici, precotti e insensati, inviati ad infinite mailing-list, più per protagonismo e protocollo che non per i benefici di una relazione. L’immagine sacra del Babbo Natale a termine, come un lavoratore interinale, rimpiazzato per qualche ora dalla Befana. Il martire offerto sull’altare della stupidità umana, colpito puntualmente nella Napoli festaiola dal proiettile vagante. Ma anche il primo morto meno casuale, nel solito “profondo Sud”, raccolto dalle cronache del 2009: quest’anno tocca a Curinga, in Calabria, dove un giovane è stato trovato legato e ustionato (due anni fa, per i tanti che ancora pensano di vivere in un Paese normale, è misteriosamente scomparso suo fratello). Poi, immancabili, le classifiche del “meglio” (o del “peggio”?) offerto dai dodici mesi lasciati alle spalle, in grado di ben evidenziare il livello che ormai caratterizza la cultura, il cinema, l’arte, la musica, soprattutto di casa nostra.
Ad esempio: la più “rilevante” novità artistica del 2008 è stata tale Giuseppa Gaetana Ferreri, detta Giusy, da Palermo, impiegata da oltre un decennio, per giunta part-time, in un supermercato di Milano. Dove, sembra, abbia ripreso a fare la cassiera.
In fatto di tradizioni consolidate, il “sorprendente” messaggio del presidente della Repubblica a reti unificate ci ricorda, per numero di citazioni, che la parola del momento è “crisi”. Ci avesse messo anche “mutui” il quadro sarebbe stato perfetto. Per Obama ancora un po’ di pazienza e vedere alla voce “bilancio del 2009″.”Lentamente muore chi non capovolge il tavolo” scriveva Neruda. E aggiungeva: “Essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare”.
(Giampiero Castellotti – 2 gennaio 2009)
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