L’educatrice zelante



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(Articolo scritto nel 2006 quale commento ad un fatto di cronaca).

Il povero Edmondo De Amicis si rivolterà nella tomba. Lui, affrescatore di sessualità soffocate, di pudiche maestrine dalla penna rossa, con “nodi di nastri rosa al collo” quali massime espressioni di immoralità (“sgualciti dalle zampette dei suoi scolari, che la fanno sempre ridere e correre…”), tutte senso del dovere e vita monacale. Lui, che mentre D’Annunzio aveva i primi pruriti, cantava nobili e asfittiche “maestrine degli operai” come la signorina Varetti ai limiti dell’anoressia, vissute fino a diciott’anni in collegi severi di provincia, “timide e gentili di natura”, con un “terrore fantastico della plebe”, atterrite da giovani iscritti “con la precisa intenzione di insidiarle”. Insomma, l’educatore di Oneglia, che ha ossessionato intere generazioni con descrizioni tipo “corpo gentile di fanciulla adolescente”, “viso d’una bianchezza lattea e d’una minutezza di lineamenti da bambina” (o, al contrario, “carnagione di un rosso di prosciutto crudo”), “piccola bocca scolorita”, “voce debole e dolce di malata” (mentre la nostra compagna di banco mostrava invece ben altri argomenti) potrebbe reggere alla notizia che riguarda Debra Lafave (… tutto vero !), insegnante americana di 25 anni, ex fotomodella, per niente intimorita dallo scolaretto fino al punto di trasformare appartamento, aula e automobile (sembrerebbe l’inizio alfabetico di un elenco) in alcova e di testarne le adolescenziali virtù? Stupisce che il discepolo-apprendista, cui il destino riserva tale impegnativo regalo, finisca per denunciare l’impetuosa docente molto pragmatica in fatto di insegnamenti. A questo mondo non c’è proprio gratitudine.
Mentre i nostri provveditorati immettono in ruolo schiere di precettori che comunicano in puro idioma lucano, con minimo sette-otto gradi di miopia, carie evidenti, alopecia incipiente ed età indefinibili già a trent’anni, colpisce che negli States, in questo caso nei “fantastici States”, nei corridoi scolastici sfilino pedagoghe come la signorina Lafave, modello scandinavo, un metro e ottanta, provenienti da mondi lustrinati e destinate, probabilmente, a rientrarvi. Roba che noi abbiamo dovuto inventare nel cinema affidandone le grazie alle signore Montezemolo e Dorelli (che resistono quale icone delle caserme) e l’investitura del sesso forte a quel genio di “Alvaro-Pierino” Vitali. Altro che noiosi “Caimani” firmati Nanni Moretti. Per la ex maestra della Florida, la quale s’è fatta tre anni di domiciliari (non sappiamo se le sia stato consentito di dare ripetizioni private), c’è persino il dramma della disoccupazione. Infatti, riferiscono le cronache d’oltreoceano, “è ora difficile trovare una scuola che l’assuma”. Roba da puritanesimo a stelle e strisce. Chissà se la Moratti, in vena di riforme epocali, abbia genialmente pensato di modernizzare anche la voce “ricreazione”. Speditegliela, di buon cuore, questa domanda per le supplenze alla povera signorina Lafave…

(Giampiero Castellotti)

(in alto: Debra Lafave… sì, è proprio lei !)

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