Lo spread, ovvero quanto bisognerà divaricare gli arti (inferiori)



Lo spread, ovvero quanto bisognerà divaricare gli arti (inferiori)

Oggi su Facebook un mio amico, brillante economista che lavora in una importantissima istituzione internazionale si chiedeva: “Ma lo spread, in Italia, è una misura di differenziale di tassi, o è quello che fanno con le vostre chiappe?”.
Questo interrogativo dell’esimio collega, ha stimolato una profonda riflessione. Per illuminare la mente al pubblico televisivo frastornato dal flusso di notizie ferali provenienti dai mercati (che gli strepiti nei “tolc sciò” e le marchette dei TG non aiutano a comprendere appieno), andrebbe operata una semplificazione semantica.
In termini vagamente brutali lo spread è una misura di quanto andranno divaricate le gambe quando arriverà il conto da pagare per aver eletto un satrapo incapace, ma avido, circondato da una corte dei miracoli di ladri, nani, leccaculo a libro paga, craxiani riciclati, razzisti di provincia, sotto la direzione del tributarista e del gentiluomo vaticano. Senza dimenticare la prole e gli stallieri.
Spiegata così è probabile che anche Berlusconi e Tremonti, secondo i quali la crisi è solo un problema psicologico e noi ne usciremo meglio di altri, finiscano per capire che questo lunghissimo, estenuante 8 settembre che dura da due anni è all’ora più buia. E non c’è una corvetta in attesa a Pescara, e tantomeno un approdo a Brindisi. E chissà che non arrivi a farsi un’idea di dove andremo a finire anche la Marcegaglia e i suoi imprenditori sussidiati dallo Stato che si spellavano le mani ai discorsi di Berlusconi: “Io sono uno di voi” diceva ai bauscia. Evadere è cosa buona e giusta. E loro, infagottati negli abbigliamenti sdoganati da Briatore estasiati trasudavano di visibilio dai loro volti lampati.
Forse i “tecnici” di via XX settembre (ma se fossero impegnati bastano le Iene o persino una velina di Striscia la Notizia) dovrebbero produrre un grafico il cui asse verticale è un palo di lap dance mentre quello orizzontale…
A questo punto la situazione dovrebbe risultare chiara anche ad autorevoli ministre e rampanti consigliere regionali.

(Fabio Scacciavillani – 3 novembre 2011)

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