L’Internazionale Comunista non è quella di una volta…
Io ho un’enorme simpatia per i poveri sindacalisti comunisti della Fiom soprattutto alla vigilia dello sciopero generale. Non una simpatia politica, ma umana. Mettetevi nei panni di uno come Cremaschi o Landini, e di tutti i loro adepti, una vita da comunisti, qualcuno magari riformato (come i ragazzini dal torace gracile alla visita di leva) ma senza dubbi di sorta neanche dopo la caduta del Muro. E adesso cosa riserva loro la crudeltà della Storia?
Marchionne li sbeffeggia in pubblico due o tre volte a settimana, mette a nudo l’impotenza di quelli che si vantavano di far cadere i governi con uno sciopero generale (a volte bastava solo la minaccia), li caccia dalle rappresentanze sindacali con lo stesso piglio che una volta si riservava ai servi neghittosi (per di piu’ con la piena collaborazione, presumo velatamente soddisfatta, degli ex compagni di strada della Cisl e della Uil).
E a questa plateale umiliazione che argomenti oppongono i signori dello sciopero?
Accusano Marchionne di elemosinare salari cinesi, di voler introdurre orari di lavoro da fabbriche cinesi, di imporre turni da catena di montaggio cinese, di eliminare le rappresentanze sindacali proprio come in Cina, di reprimere il dissenso proprio come è costume in Cina. Poi finita la sfuriata, si guardano negli occhi con espressione smarrita intuendo la muta domanda che nessuno osa pronunciare: ma in Cina non comandano i comunisti da più di sessant’anni?
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