Si definisce BENALTRISMO l’atteggiamento di quelle persone che danno ad intendere di saperla lunga (ci vorrebbe ben altro Signora mia!) e poi, scaricatasi così la coscienza, votano sempre per il padrone di turno.
In questi giorni registriamo invece la nascita del BENOLTRISMO (i problemi vanno ben oltre il 14 dicembre, perbacco!) come evoluzione senile del BENALTRISMO. Gli adepti di questo nuovo culto si raccolgono attorno ai deputati radicali che hanno messo su un gran bel circo mediatico sul voto di sfiducia al governo. Come le dame vezzose della Belle Epoque, dicono e non dicono, scoprono la caviglia e subito la ricoprono con un sorriso malizioso. Lasciano la suspense fino all’ultimo sul beneficiario delle loro grazie. A dirigere il coro dei benoltristi c’è il principe un po’ appannato delle bizzarrie eclatanti. Il Pannella con la coda di cavallo che da Torre Argentina scruta i tetti dei palazzi romani in cerca del miglior offerente per il suo piccolo gruzzolo di voti. Sì, perché invece dell’ignavia abitudinaria propugnata dai benaltristi, i benoltristi ci tengono a compiere azioni clamorose per tenersi la banana dove indica Altan.
A noi popolo bue che non capiamo le grandi strategie pannelliane rimarrà eventualmente almeno una consolazione non da poco. Lo spasso di assistere al Bunga Bunga delle femministe radicali, quelle che tanti anni fa gridavano “prima figlia poi moglie poi madre, ne ho le ovaie quadre”. Dovranno aggiornarsi un po’ e rivedere gli slogan. Ad esempio andrebbe bene qualche rima del tipo “Da Palazzo Grazioli a Villa Certosa, vendiam la patata, tenendo in pugno la rosa”.
(Fabio Scacciavillani – 11 dicembre 2010)
<div class="