Letterina di fine anno



I lettori che, come me, attribuiscono un certo spessore del loro sostrato culturale alla lettura degli albi di Tex Willer avranno una certa familiarità con l’espressione "piangere come un vitello" riferita a quei momenti di intensa commozione che attanaglia anche gli uomini più rudi come appunto Tex ed i suoi "pards".

 

Proprio la commozione profonda che mi ha colto nel leggere le parole edificanti della più alta autorità morale e politica del Belpaese rivolta agli Italiani emigrati. Vivendo all’estero mi sento coinvolto in prima persona da queste parole sublimi e, soprattutto, scevre di ogni retorica, quindi le condivido con voi cosi’ come riportate dal quotidiano "La Repubblica":

 

"Siate buoni cittadini nei Paesi che vi ospitano perché anche così fate onore all’Italia". Lo ha affermato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano rivolgendosi ai ragazzi riuniti questa mattina alla Camera per la Prima conferenza nazionale dei giovani italiani nel mondo.

 

"Contiamo sul vostro attaccamento alle radici italiane della vostra famiglia – ha aggiunto il capo dello Stato – perché vi facciate promotori in diversi continenti e Paesi della nostra lingua e cultura e perché vi facciate portatori dei valori più alti di umanità, solidarietà e laboriosità che il nostro popolo ha saputo esprimere nella sua lunga storia”. Napolitano ha concluso il suo intervento esortando i giovani a tornare presto nel "nostro e nel vostro Paese".

 

Riponendo a fatica il fazzoletto inzuppato di lacrime nella tasca posteriore dei jeans sdruciti, mi sono chiesto: "Come posso trasmettere il senso di quanto io sia stata toccato dalle parole del Presidente Napolitano?".

 

Allora ho deciso di affidarmi a questo sito per ricambiare le accorate parole.

 

Presidente, Le promettiamo che ci comporteremo bene nei nostri Paesi di adozione, manterremo alto il prestigio dell’Italia, e faremo onore alla Patria, alle radici e a tutto il resto.

 

In cambio ci premerebbe che anche dal suolo natio si adottasse qualche comportamento che non ci facesse vergognare di essere italiani. Ad esempio che non ci fossero collusi con la mafia nel governo e nel Parlamento, che le alte cariche dello stato non fossero coperte da immunità per qualsiasi reato, che la spazzatura a Napoli venisse raccolta, che i sindaci e gli amministratori pizzicati con le mani nel sacco fossero costretti a dimettersi ed i Comuni commissariati immediatamente.

 

Perché sappia, caro Presidente, che mentre in Italia la legalità è considerata un optional per i fessacchiotti, nei Paesi civili è una faccenda seria in base alla quale si giudica lo standard dei singoli e delle società in generale. Per cui non ci fa per niente piacere e anzi ci disgusta che il nostro Paese abbia un tasso di corruzione da Africa Sub-Sahariana e che ogni qual volta si arresti un politico che ruba, le massime cariche dello Stato si affrettino a prendersela con i giudici ed i poliziotti. E non mi venga a dire che Lei non ha i poteri.

 

Al contrario dello spettatore medio delle trasmissioni sui pacchi, noi ci ricordiamo che Lei è il Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura e infatti è recentemente intervenuto pesantemente (e giustamente) su una faccenda di gravità inaudita come la guerra tra le Procure di Salerno e di Catanzaro su un’indagine che riguardano un bel parterre di politici di alto livello (incluso un presidente del Consiglio), magistrati, ministri, imprenditori, finanzieri e malavitosi. Ci faccia sapere al più presto quali sono le sue conclusioni su questa storia e chi ritiene colpevole senza troppi peli sulla lingua.

 

Aiuterà anche noi che tutti i giorni paghiamo un prezzo personale altissimo per queste porcherie con cui purtroppo veniamo identificati malgrado la laboriosità di cui Lei parla e tutti gli sforzi per farci strada in situazioni difficili, in un posto dove non abbiamo conoscenze altolocate, dove non paghiamo mazzette, nè lecchiamo le mani (o altro) a nessuno. Insomma vorremmo che la nostra dignità non fosse quotidianamente inficiata da chi dovrebbe rappresentare il meglio dell’Italia e invece ne assomma gli aspetti più deteriori.

 

Ci pensi, caro Presidente, la prossima volta che parla idealmente a tutti noi. E se desse la certezza di fare sul serio, chissà che qualcuno di noi magari non decida davvero di tornare come Lei sembra desiderare. Perchè, vede, molti di noi se ne sono andati dall’Italia proprio perchè non ci andava di strisciare ai piedi dei potenti che a ondate successive finiscono in manette e gridano al complotto. E non abbiamo nessuna voglia di tornarci prima che la putrefazione del sistema che Lei rappresenta (o quanto meno con cui viene identificato) non si arresta.

 

Quando incontro qualcuno dello Zimbabwe non posso impedirmi di pensare al colera, e così quando uno straniero incontra un italiano è probabile che non possa fare a meno di pensare alla mafia ed altre faccenduole poco edificanti.

 

Forse sarebbe il caso di fare meno convegni e conferenze e affrontare la riforma della Giustizia con il fine di mettere in galera i delinquenti più o meno altolocati, non di garantire immunità e dilazioni dei processi.

(Fabio Scacciavillani)

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