Questa crisi ha avuto almeno un effetto positivo. Ha spazzato via una volta per tutte le illusioni e le menzogne propagandate per anni sulla superiorità del sistema pensionistico a capitalizzazione, gestito da privati, rispetto al sistema a ripartizione gestito dallo Stato. In altri termini il pubblico si sta rendendo conto finalmente che i fondi pensione sono investimenti speculativi che solo in alcuni periodi producono ritorni positivi.
Purtroppo gli ingenui che hanno creduto alle fandonie propagandate dalle banche (e dagli accademici a libro paga) ora si ritrovano con i risparmi decimati (del 50% se sono fortunati) e la prospettiva di lavorare altri dieci anni prima di poter andare in pensione senza dover ricorrere alla social card, vale a dire alla carità pubblica (tanto per chiamare le cose con il loro nome italiano e non con i termini fuorvianti anglosassoni).
Oggi non c’è più nessun accademico e nessun politico che osi toccare questo tasto. Sono tutti impegnati a spiegare come mai lo Stato debba salvare dal fallimento quegli stessi che fino a pochi mesi fa pretendevano di gestire i risparmi del pubblico.
E tacciono anche i sindacalisti che fino a ieri insistevano con i lavoratori affinché trasferissero la liquidazione (il famoso TFR) ai fondi pensioni che (guarda caso) i suddetti sindacalisti gestiscono in combutta con le banche. Ora che chi ha messo il TFR nei fondi pensione si ritrova con i risparmi di una vita decimati, Epifani & Co. non affrontano l’argomento nelle tante comparsate televisive che ci regalano con assidua frequenza. E dubito che se ne parlerà nei discorsi in occasione dello sciopero generale.
Ma c’è forse da sperare che il popolo bue abbia imparato la lezione. Azioni, obbligazioni e titoli finanziari in genere non possono garantire ritorni stabili e a basso rischio nel lungo periodo. E soprattutto, anche in momenti meno drammatici di questo che stiamo vivendo, non si può fare affidamento sul fatto che al momento della pensione i mercati siano in una fase positiva. In definitiva la possibilità di sostentarsi in modo dignitoso durante la vecchiaia non può essere affidata all’alea dei mercati.
(Fabio Scacciavillani)
<div class="