Pederastismo fiscale



Lo so, il titolo è quanto di meno politically correct si possa immaginare, ma come descrivere altrimenti quello che bolle in pentola per le regioni meridionali ed i suoi abitanti? Da almeno quindici anni sull’onda della propaganda leghista rilanciata da cinque o sei reti televisive, dai media di casa Berlusconi, ma anche da alcuni di cosiddetta opposizione, l’opinione pubblica ha subito un sistematico lavaggio del cervello da far invidia ai produttori di detersivi che promettono un bucato più bianco del bianco.

E così tutti si sono convinti che il federalismo fiscale sia molto di più di uno sviluppo positivo, molto di più di una riforma necessaria, molto di più di una nuova era di pace benessere e prosperità. Il federalismo fiscale è una necessità ineluttabile per il Futuro dell’Italia.

E il nuovo governo alla prima occasione ha partorito il progetto che dovrebbe guidare il luminoso cammino del federalismo fiscale. Non fa nulla che in pagine e pagine di banalità e proclami non ci sia nulla di concreto. Tutti i media sono in estasi (con qualche rara eccezione www.astrid-online.it/il-sistema1/Rassegna-s/SCALFARI-REPUBBLICA-05_10_08.pdf oppure www.astrid-online.it/il-sistema1/Rassegna-s/DE-MITA-Sole-24-ore–05_10_08.pdf) nella beatificazione delle cose scritte da Tremonti e approvate da Bossi con tronfia soddisfazione ed il dito medio idealmente rivolto al tricolore (se siete proprio masochisti potete leggere il testo completo su www.astrid-online.it/il-sistema1/Atti-parla/index.htm)

Per quanto possa essere difficile contrapporsi al lavaggio del cervello con argomenti sensati, forse vale ancora la pena di provarci. Il punto di partenza da considerare è semplice: i soldi a disposizione del governo vengono dalle tasse. Le tasse in Italia sono già troppo alte e sarebbe impossibile aumentarle (oltre che impopolare). Ma i leghisti ed i loro alleati, i Formigoni, i Galan e anche qualche ambizioso satrapetto di sinistra, vogliono più soldi per foraggiare le proprie clientele. Quindi l’unico modo di trovarli in misura adeguata a soddisfare i loro appetiti è quello di toglierli alla fetta che viene assegnata alle regioni meridionali e allo Stato Centrale.

Gli argomenti con cui si giustifica questa trovata sono molteplici e tutti in larga misura pretestuosi, in primis il fatto che le regioni meridionali sprecano i soldi. Questo è vero di tutte le regioni (vi ricorda qualcosa il caso della clinica milanese dove si facevano operazioni inutili solo per farsi pagare i rimborsi dalla Regione Lombardia?) ed il problema è ridurre gli sprechi mandando in galera chi ruba tanto per fare un esempio. Invece le regioni (del Nord del Centro e del Sud indistintamente) sono diventate con il tempo, in varia misura, dei veicoli di infezione corruttoria, di inefficienze plateali, di burocrazia asfissiante e di provvedimenti demenziali. Volere estendere i poteri di queste entità ad aree cruciali come istruzione, trasporti o politiche di sviluppo è semplicemente demenziale. Le regioni, infatti, come sa chiunque abbia varcato la porta di un assessorato o di un ospedale sono in uno stato disastroso. A buona parte di coloro che da anni straparlano di federalismo non importa l’efficienza del sistema pubblico, importa mettere le mani su soldi per gestirli direttamente. Insomma una politica mirata ad una ben precisa parte anatomica, da cui il titolo di questo piccolo sfogo.

 

(Fabio Scacciavillani)

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