Il convegno, organizzato dalla Scuola di Formazione all’impegno Sociale e Politico “P. Borsellino”, è stato introdotto da una scheda di don Alberto Conti sulle attività promosse in venticinque anni di lavoro dalla stessa Scuola e dalla Caritas Diocesana in relazione al tema trattato.
È seguita la relazione di Maurizio Landini che in premessa ha sottolineato come la Costituzione Italiana è frutto delle sinergie operative delle culture antifasciste cattolica, comunista e socialista e sintetizza le idee di queste stesse culture in compromessi intelligenti per la tutela dei diritti dei cittadini tra i quali sono ben definiti in più articoli quelli al lavoro che vanno attuati con strategie da studiare in relazione alle necessità dell’epoca in cui viviamo.
Attuare oggi la Costituzione significa valutare come ricostruire le idee ed i valori delle culture che l’hanno fondata.
Il sindacalista ha poi affermato che di fronte ai fenomeni della delocalizzazione, della destrutturazione e della precarizzazione del lavoro occorre sicuramente cancellare leggi sbagliate che vanno in una direzione diversa da quella indicata dalla nostra Carta Costituzionale e svalorizzano pesantemente il lavoro.
Se è vero che la politica non riesce più a determinare l’economia che è condizionata da una finanza speculativa che riduce i diritti, è necessario tagliare le unghie della finanziarizzazione dell’economia stessa che viene penalizzata soprattutto nelle aree interne perché la speculazione crea nicchie di agiatezza attraverso il mercato borsistico e riduce le risorse per gli investimenti infrastrutturali e produttivi nelle aree interne il cui impoverimento non è un’eccezione ma è parte di una condizione generale dell’economia.
Il crollo del PIL è stato determinato dalla contrazione degli investimenti.
Lo stesso livello di competizione al ribasso nei salari tra i lavoratori è davvero preoccupante.
Se la speculazione del profitto fine a se stesso, la corruzione, i condoni e l’evasione fiscale sono il cancro che devasta la situazione di precarietà del mondo del lavoro, occorre cambiare il quadro legislativo fermando la delocalizzazione con il recupero coatto dei sussidi pubblici dati alle imprese, regolamentando la destrutturazione tecnologica del lavoro che è nella produzione, ma anche nei servizi digitalizzati collegati e soprattutto mettendo in atto politiche industriali efficienti, al servizio dell’essere umano, capaci di salvaguardare sempre la salute, l’ambiente ed il territorio.
La stessa tecnologia non è neutra, ma le sue logiche dipendono da chi la usa e dai fini che si propone; per questo va osservata, analizzata e regolamentata perché possa diventare un volano di progresso fortemente umanizzato.
Queste in estrema sintesi le idee espresse nella sua relazione appassionata come sempre da Maurizio Landini che ha avuto parole di forte apprezzamento per le attività della Scuola di Formazione all’impegno Sociale e Politico “P. Borsellino” che, come su altri territori, sta facendo il lavoro che una volta era proprio dei partiti e dei sindacati e che oggi sono spesso assenti sul piano dell’elaborazione culturale e politica.
Egli ha poi rimarcato che tale lavoro di coscientizzazione dell’opinione pubblica diventa fondamentale soprattutto se parte da una ricerca culturale analitica, specifica e non generica.
É seguito un dibattito molto ampio ed articolato con una platea interessata proveniente da ogni angolo della regione che ha visto numerosi interventi a sottolineare come il territorio delle aree interne non solo esprime una forte e precisa identità umana e culturale, ma costituisce un tesoro inestimabile per fondare un’agricoltura contadina di eccellenza che rappresenta cibo genuino, salute e biodiversità.
Rimarcata in modo deciso la necessità di studiare, anche sulla base delle numerose proposte in essere, la legislazione e le strategie per realizzare quella piena occupazione spesso disegnata, ma mai fin qui attuata.
È un cammino di ricerca difficile, ma che occorre percorrere per immaginare un lavoro di cittadinanza in grado di concretizzare l’uguaglianza e la giustizia sociale.
Forte è stata la volontà manifestata in sala per continuare in modo sinergico e coordinato quell’opera di elaborazione propositiva di idee che esiste in regione e che va incentivata ed arricchita.
Il vescovo di Trivento, Mons. Claudio Palumbo, ha chiuso i lavori del convegno con l’ invito a ridare centralità all’umanesimo in ogni forma di attività sostenendo che un tale obiettivo si può e si deve raggiungere soprattutto con un processo educativo che è compito della Chiesa, della famiglia e della scuola.
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