Una melassa indistinta



Un elettore chiamato all’espressione del voto per il rinnovo del Consiglio regionale del Molise ha evidentemente necessità di avere un quadro chiaro di quanto le liste partecipanti ed i candidati esprimono sul piano strutturale, organizzativo, programmatico come su quello del senso etico, della preparazione culturale, della responsabilità e della competenza nelle funzioni politiche ed amministrative.

Ci sono ambiti che sul piano della coerenza ideale o quantomeno sulla prospettiva di una struttura sociale immaginata non lasciano trasparire se non indicazioni parziali, generiche o del tutto vaghe per non definirle oscure.
Il passaggio costante e ripetuto poi di taluni da un campo politico all’altro la dice lunga sull’arrivismo trasformistico che appare l’unico ispiratore di talune candidature che in tal modo si qualificano da sole.
Ovviamente quella che molti chiamano appunto la transumanza in politica è imputabile non solo ai soggetti che la praticano, ma anche ai partiti che la permettono e la pongono in essere.
In Molise di aggregazioni indeterminate sul piano concettuale, ideologico e pragmatico ne sono state preparate tante nel corso degli ultimi anni e sono state sempre presentate agli elettori come risolutive dei problemi della regione; poi tu guardi la realtà delle gravi difficoltà relative ad un livello minimo della qualità della vita, provi a cercare le soluzioni messe in campo e ti accorgi che non solo non sono servite allo scopo, ma hanno finito d’incancrenire gli stessi problemi esistenziali.
D’altra parte soggetti politici trasversali con persone di diversa provenienza culturale e con principi ispiratori talora contrapposti è quasi impossibile che possano garantire continuità amministrativa ed operare linearmente.
Qualche tentativo d’inversione di tendenza nella creazione di nuova linfa propositiva è fallito miseramente nell’assenza d’impegno di molti, spesso rifugiati nel limbo delle piazze virtuali o in sterili forme d’intellettualismo vacuo, nelle difficoltà del dialogo di base, nell’illusione che dinosauri decotti e responsabili dei disastri passati potessero aiutare il rinnovamento o nel sogno di chi ha intravvisto la rigenerazione unicamente in persone appartenenti a fasce di età meno avanzate.
Rimaniamo convinti che la politica come scienza ed arte per la soluzione dei problemi esistenziali della popolazione vada fatta con quanti hanno voglia di strutturarsi sul piano dell’elaborazione delle idee intorno a movimenti di base ispirati a principi, valori e concetti capaci di dare la quadra ad un’operatività che non può essere improvvisata, ma deve guardare ad un’idea portante di struttura sociale.
È per questa stessa ragione che non possiamo neanche candidare la mediocrità perché sarebbe davvero pericolosa.
Una cosa è certa: i molisani non potranno e non dovranno accettare eventuali promesse inconcludenti e menzognere da pinocchio di chi in questi anni ha governato senza promuovere il bene comune e neppure quelle di quanti non hanno voluto o saputo fare un’opposizione credibile con proposte alternative, serie e realizzabili.
Speriamo non ci si lasci incantare neppure dalle manifestazioni con “i bagni di folla”, come li definiscono alcuni giornalisti, dove truppe cammellate riempiono sale per fare scena.
L’orizzonte politico post ideologico che si delinea ci appare davvero una melassa indistinta ove tutto in questi giorni, anche sul piano nazionale, si muove in un ambito neoliberista in cui si individuano solo toppe parziali ed inefficaci per i problemi grandi come le montagne che abbiamo di fronte.
C’è davvero la sensazione che la ricerca del potere sia l’obiettivo prevalente di quanti occupano gli scranni delle istituzioni nel Paese.
Molti elettori forse dovranno prendere coscienza che il vento del rinnovamento e della responsabilità è ancora lontano anche perché si sono lasciati andare verso la connivenza per puro tornaconto personale e familiare oppure si sono fatti anestetizzare dalla paura o dall’indifferenza.
È una costatazione amara, ma lontana da ogni prospettiva qualunquista o nichilista.
Occorre allora lavorare, come abbiamo spesso sottolineato, perché lo studio e l’analisi costante possa portare i cittadini ad un impegno diretto nella definizione di una società nella quale non si rincorrano tentativi di soluzione parziale alle tante questioni aperte, ma provvedimenti legislativi ed amministrativi in grado non di diminuire le povertà, ma di attuare l’eguaglianza delle opportunità e la giustizia sociale.
Non sarà facile uscire dalle macerie sotto cui le forze politiche neoliberiste hanno seppellito la democrazia, la libertà, l’eguaglianza e la condivisione dei beni comuni sacrificati tutti sull’altare del profitto, dei privilegi e degl’interessi individuali e di gruppo.
Noi abbiamo il dovere d’impegnarci nel recuperare tali valori provenienti soprattutto dalla tradizione cristiana, illuminista e marxista per disegnare una società a misura della dignità di ogni essere umano.
Ogni riflusso in atteggiamenti indifferenti ed omissivi perpetrerà bolle di disuguaglianza e di miseria economica che stanno devastando l’umanità con atteggiamenti di malvagità in guerre ed oppressioni che sono sotto gli occhi di tutti e che creano conflitti e fame generanti migrazioni orrende e disumane già ora non gestibili, nonostante a nostro avviso siano solo in fase iniziale.

(Umberto Berardo – 4 aprile 2018)

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