Il centro destra regge alla prova dei seggi, mentre Il Partito Democratico frana malamente e la sinistra si polverizza.
In generale la destra conquista il Nord, mentre il M5S dilaga nel Mezzogiorno e pochi restano i collegi dove il PD tiene.
Con il distacco della politica dalla vita reale della popolazione siamo per molti ai giorni del “redde rationem” sugli errori commessi e sulle omissioni rispetto ad un lavoro relativo alle necessità immediate dei cittadini dai quali spesso ci si è colpevolmente allontanati nell’impegno politico come anche dall’esigenza di prospettare un quadro di riferimento chiaro rispetto al tipo di società che si ha in animo di costruire.
Sono i giorni delle analisi politiche sul voto che per la verità si sviluppano con contraddizioni e superficialità.
Qualcuno accusa il colpo e si dimette da incarichi di partito, mentre altri rimangono imperterriti al proprio posto o annunciano per così dire “dimissioni congelate” forse con lo scopo di avvelenare i pozzi del confronto all’interno del partito e quelli del dialogo politico più generale mirante ad un governo del Paese sul quale occorre in ogni caso tentare di esprimere ipotesi che comunque non possono comprimersi in maniera catastrofica su elezioni a breve termine con l’attuale legge elettorale che sul piano democratico ha mostrato tutti i suoi aspetti inopportuni e dannosi dalla negazione del potere reale di scelta dei cittadini fino a quello del possibile ripescaggio di molti candidati, bocciati sonoramente in alcuni collegi e poi eletti grazie a strani meccanismi predisposti nel Rosatellum.
È indubbio allora a nostro avviso che l’Italia abbia bisogno di un governo quantomeno per dare al Paese una legge elettorale che si ispiri finalmente ai criteri di una democrazia reale e che garantisca contestualmente rappresentanza ai cittadini e stabile governabilità.
Al riguardo crediamo che la cosiddetta società civile non possa ancora subire per l’ennesima volta le proposte indecenti avutesi negli ultimi anni, ma che debba giocare un ruolo decisivo nell’elaborazione delle regole del voto attraverso strumenti di democrazia diretta che occorre immaginare in fretta e mettere in atto.
L’orizzonte post elettorale appare ora alquanto nervoso, ma anche colmo d’indecisioni, ostacoli e rebus di ogni sorta.
Intanto ci piacerebbe che tutti prendessero consapevolezza che la campagna elettorale è finita e che si abbassassero i toni di polemiche talora inutili che non accennano a spegnersi.
Gli scenari possibili che abbiamo avanti vanno da un governo monocolore del M5S, che vada a ricercarsi i voti in Parlamento su singoli provvedimenti condivisi da altri, ad un esecutivo di alleanza tra M5S e PD e LEU, tra M5S e Lega o ancora tra Centro-destra e PD.
Tranne la prima, nessuna delle altre ipotesi sembra percorribile al momento soprattutto se si guarda quanto sta accadendo all’interno delle forze politiche ed in particolar modo nel PD che già sembra destinato ad ulteriori spaccature.
Non sarebbe utopica in merito una consultazione tra gli aderenti di partiti e movimenti.
Abbiamo già scritto in un fondo dei giorni scorsi che nella foga della campagna elettorale molti hanno cercato di vendere frottole mascherate da promesse.
Ora pensiamo che soprattutto chi immagina di volersi spendere per dare un governo al paese debba tornare ad un sano realismo e produrre, in possibili convergenze di mediazioni nel confronto, proposte di soluzione ai problemi dei cittadini che non siano improvvisate, empiriche o avventate, ma percorribili e compatibili con i mezzi disponibili nella legge di stabilità e quindi nelle risorse finanziarie.
C’è dunque in immediato la necessità di elaborare una legge elettorale, di far ripartire seriamente un Paese che ancora arranca sul piano economico e di approvare alcuni provvedimenti che, se non riescono in immediato a creare equità nella distribuzione del lavoro e della ricchezza disponibili, almeno riducano le diseguaglianze scandalose ed una povertà che interessa quasi cinque milioni di italiani.
Per riacquistare credibilità ci auguriamo che la politica sia lontana dai poteri forti che già si stanno riposizionando e vada incontro ai bisogni reali della popolazione, la maggior parte della quale, checché se ne dica, sta attraversando ancora il tunnel nero di una crisi economica che non accenna a scomparire.
Questo speriamo che il presidente Mattarella chieda alle forze politiche nelle consultazioni per la formazione di un nuovo governo nelle quali ci auguriamo che, al di sopra degli interessi di parte, si facciano prevalere quelli del bene comune.
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