Le relazioni di coppia e la famiglia



Il modo in cui gli esseri umani si sono relazionati tra loro è stato molto vario ed articolato non solo sul piano diacronico, ma anche su quello sincronico.

C’è un momento nella storia, probabilmente coincidente con il passaggio dall’epoca della caccia a quello della nascita dell’agricoltura e che molti fanno risalire all’incirca a 4.600 anni fa con la famiglia di Eulau in Sassonia, in cui si sente la necessità di rapportarsi agli altri in maniera più stabile rispetto al nomadismo che caratterizzava le prime forme di economia.
Gli studi antropologici più accreditati sostengono che da una fase iniziale di promiscuità sessuale si sarebbe passati a forme di poliandria, di poliginia e di monogamia con profili di legittimazione sociale di tali rapporti.
Le ricerche etnografiche sembrano anche mostrare che ciò che noi chiamiamo famiglia non è un fatto naturale, ma un’istituzione decisamente sociale.
L’evoluzione del concetto delle relazioni di coppia e della famiglia ha visto trasformazioni che vanno dall’aspetto contrattuale privato del matrimonio fino al carattere laico o religioso dello stesso, dalla predominanza del maschio come capofamiglia fino alla parità giuridica completa dei contraenti il vincolo.
Per secoli con le dovute eccezioni, come i casi di poliginia e di assoluta libertà sessuale nella Comune di Oneida o in quella di Kerista, il riconoscimento di nuclei familiari anomali ha incontrato sempre grandi difficoltà.
Al Cattolicesimo dobbiamo soprattutto i principi del matrimonio come sacramento, come legame monogamico, fedele ed indissolubile.
Con il ventesimo secolo la famiglia coniugale appare in crisi, sempre più frammentata e scomposta da separazioni e divorzi, mentre se ne diffondono altre più snelle, con diverse peculiarità anche se forse per certi aspetti più problematiche e fragili.
Si articolano allora molte possibili declinazioni del porsi in relazione come le coppie di fatto, le convivenze more uxorio, le unioni civili tra omosessuali, i nuclei ricostituiti o ricomposti senza vincoli formalizzati, le unioni libere.
Conseguenza dell’osmosi tra culture diverse è il costituirsi di famiglie multietniche.
Al di là delle forme di coesistenza che ciascuno ha il diritto di scegliere nel rispetto delle regole democraticamente stabilite e condivise, noi pensiamo francamente che occorra riflettere sul fatto che una relazione sentimentale di coppia a qualsiasi livello non è ancora una famiglia se non si fonda sui ruoli e le funzioni che essa ha all’interno della comunità più ampia in cui è inserita.
In studi recenti si esprime con sempre più insistenza la sensazione che all’interno di talune forme di convivenza prevalga una visione individualistica nella quale gli interessi del singolo finiscono spesso per prevalere su quelli della coppia, dei figli, del gruppo parentale e della stessa società.
Nascono allora ambiguità ed insicurezze nei rapporti coniugali, tensioni legate ai figli, soprattutto quando sono di prime nozze e si affiancano a quelli della nuova unione.
Definire famiglia un insieme di individui, legati da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela, o da vincoli affettivi, che dimorano abitualmente sotto lo stesso tetto è a nostro avviso ancora riduttivo ed incompleto.
Si può vivere insieme in relazioni privatistiche, si possono avere legami reciproci sul piano sentimentale o economico, ma questo non è sufficiente a considerarsi un nucleo familiare.
Se lasciamo immaginare che basti una qualsiasi forma di simpatia o di innamoramento per costruire una famiglia, noi daremo spazio unicamente a forme improvvisate di convivenza che non hanno alcun legame con uno stile relazionale che affondi invece anche su principi di carattere esistenziale e sociale.
L’art. 29 della Costituzione italiana fissa a nostro avviso gli elementi essenziali che dovrebbero costituire la famiglia e crediamo che da essi occorra partire per individuare i punti cardine a fondamento di un’istituzione che, nonostante i molti tentativi di banalizzazione, rimane una risorsa importante per il prosieguo della civiltà umana.
Se il compito della famiglia è quello di riprodurre la società anzitutto sul piano della trasmissione della vita e poi a livello educativo e socio-culturale, è evidente che i suoi punti di forza vanno determinati soprattutto nell’affettività, nella sessualità, nella legittimità, nella responsabilità e nell’unità.
Avendoli dati quasi come elementi connaturati, non ci siamo mai preoccupati di indirizzare i futuri coniugi ad acquisirli attraverso un processo di formazione che dovrebbe essere nella programmazione delle diverse agenzie educative in tutte le fasi dell’esistenza.
Senza fare chiarezza sulle finalità, sulle funzioni e sui ruoli della famiglia e dei suoi membri correremo il rischio, come spesso stiamo facendo, di banalizzarne l’immagine.
Gli stessi brevi corsi di preparazione al matrimonio appaiono davvero poca cosa rispetto ad una formazione che deve avere l’asse portante nella scuola.
Se il legame solidale che tiene insieme le relazioni di coppia e quelle più allargate ai figli viene meno ed i nuclei familiari entrano in crisi determinando solitudini e deserti sentimentali ed umani, molto probabilmente c’è una carenza di fondo nella capacità di costruire tecniche mature di coesistenza rispettosa e garante della dignità e dei diritti reciproci.
La maturazione costante nell’affettività, nei doveri e nelle responsabilità probabilmente porterà anche i coniugi che hanno rotto il loro rapporto relazionale di coesistenza a seguire giudiziosamente la prole e ad intessere all’interno di famiglie ricostituite rapporti di cogenitorialità con figli nati dai precedenti matrimoni.
La struttura e le relazioni nella famiglia stanno cambiando, scosse spesso da teorie sulle quali occorre fare chiarezza anzitutto sul piano scientifico e poi su quello sociale.
L’instabilità e la frammentazione dei nuclei familiari non è certo un fenomeno positivo per la vita dei coniugi e per l’avvenire dei figli; pertanto abbiamo tutti il dovere di lavorare per assicurare serenità ed evitare situazioni di criticità relazionale.
La famiglia continuerà ad essere un asse portante della società se al suo fondamento porremo i principi della libertà, della fedeltà, dell’uguaglianza e della reciprocità, ma se sapremo anche tutelarla con politiche sociali ed economiche di sostegno che purtroppo sono ancora assenti nell’Unione Europea, ma soprattutto in Italia.
Le nuove generazioni hanno bisogno di un modello di famiglia che abbia a fondamento principi forti, forme mature di armonizzazione dei rapporti, aspettative reali di autonomia e realizzazione personale di ognuno, rispetto reciproco, ma anche valorizzazione dei rapporti relazionali solidali esterni che sappiano impedire la privatizzazione dei valori e dei beni per aprire a forme di condivisione allargata del proprio essere e dei propri averi.
È così che usciremo da forme conflittuali di individualismo e troveremo le forme più adeguate per far entrare in relazioni positive la nostra identità che apriremo verso confini di amore.

(Umberto Berardo – 30 novembre 2017)

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