In Gesù Cristo il nuovo umanesimo
A Firenze, città simbolo dell’Umanesimo e del Rinascimento, dal 9 al 13 novembre si è svolto il 5° Convegno Ecclesiale Nazionale della Chiesa Cattolica Italiana.
Insieme al vescovo, S.E. mons. Domenico Angelo Scotti, i delegati della Diocesi di Trivento erano: l’estensore di queste note, don Angelo Ricci, Giuseppina Sallustio, Mario Ciafardini e Donatello Carrino.
Sono state intense giornate di ricerca, riflessione, analisi e confronto sul tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”.
La Diocesi di Trivento ha portato il proprio contributo d’idee, maturate attraverso un ‘incontro interdiocesano di Montesilvano ed i quattro incontri foraniali diocesani in ottobre.
Proveremo, anche se non è facile, a sintetizzare quanto emerso dall’ attività di 2.145 delegati provenienti da tutte le diocesi italiane che hanno operato con passione, impegno e responsabilità all’interno dell’aula plenaria come nei gruppi di lavoro.
I documenti relativi sono scaricabili dal sito http://www.firenze2015.it/
Da sottolineare la grande tranquillità e serenità delle giornate del meeting grazie ad una preparazione meticolosa di tutti gli ambiti dello stesso ed all’impegno di 1.600 volontari della Diocesi di Firenze.
La ricchezza delle relazioni, ma soprattutto la riflessione nei gruppi di lavoro laboratoriale dell’uscire, annunciare, abitare, educare e trasfigurare come vie per costruire una nuova umanità sono state le basi di un’elaborazione teorica sul concetto di umanesimo che ha assunto un’importanza maestosa ed eccezionale, anche perché collegata al concreto della ricerca di un’azione della Chiesa sul piano umano per la costruzione di una società capace di attuare il bene comune.
La presenza di papa Francesco martedì 10 novembre nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore ed allo stadio “A.Franchi” ha creato poi non solo un clima di enorme entusiasmo, ma ha dato al Convegno delle indicazioni di percorso sulla via di un umanesimo cristiano che il pontefice ha individuato “nella centralità della figura di Gesù in cui solo possiamo scoprire i tratti del volto autentico dell’uomo”.
Dopo aver messo in guardia la Chiesa dalle tentazioni del Pelagianesimo e dello Gnosticismo, Francesco ha individuato nel Discorso della Montagna il fondamento di un umanesimo cristiano che, a sua avviso, deve basarsi sull’umiltà, il disinteresse e la beatitudine come elementi in grado di rendere il mondo un posto migliore in cui vivere.
Il papa ha aggiunto poi in maniera chiara che la fede è rivoluzionaria quando la Chiesa non si chiude, ma è capace di creare giustizia con l’inclusione sociale dei poveri.
La sua raccomandazione conclusiva è stata quella di approfondire il cammino d’incontro e di dialogo sinodale nelle chiese locali partendo dall’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium”.
Molto profonde, a nostro avviso, le relazioni tenute mercoledì dai professori Mauro Magatti e Giuseppe Lorizio, i quali, di fronte alla crisi d’identità della persona che rischia di mandare in frantumi l’esistenza, hanno chiesto di superare l’individualismo, la transumanità come perfezione di un essere umano non più bisognoso di altro, la fuga nell’immaginario, l’astratta economia finanziaria, la ricerca spasmodica del superfluo per indirizzarsi sulla via della relazione con l’altro e la ricostruzione di alleanze attualmente sfilacciate che sono anzitutto quella con Dio, tra la donna e l’uomo, tra le generazioni, tra i popoli, tra le confessioni religiose e tra le istituzioni ed i cittadini.
Per questo è stato sottolineato che la stessa Chiesa deve svuotarsi di mentalità e strutture di peccato per conformarsi alla testimonianza della Parola e della vita di Gesù di Nazareth avviandosi sulla via di una conversione capace di lavorare in stile sinodale e costruire la via relazionale dell’amore.
I gruppi di lavoro, infine, sono stati la ricerca di vie adeguate al mondo contemporaneo per facilitare l’incontro delle persone con la figura ed il messaggio di Gesù Cristo.
Uscire dalla Chiesa, allora, per essere sulle vie della storia e del mondo deve significare ridare centralità alla famiglia, utilizzare i beni della Chiesa secondo lo stile di vita evangelico, impegnarsi sul piano educativo verso tutte le fasce di età ed anzitutto attraverso una formazione dei formatori, saper abitare i social ed in generale il web con spirito critico e creativo, migliorare la liturgia nella forma, nello stile e nei linguaggi, incontrare la persona nei bisogni esistenziali ed affettivi e metterla in relazione con la sacralità di Dio.
Forse per la prima volta abbiamo partecipato ad un convegno dove non sono mancati momenti di riflessione affidati a relazioni, ma che si è posto soprattutto come un laboratorio fortemente partecipato dal basso.
In un tempo in cui qualcuno vorrebbe mettere al centro dell’attenzione pubblica tensioni scandalistiche e figure discutibili, noi vogliamo testimoniare di aver sperimentato a Firenze una Chiesa vera, gioiosa, ricca di proposte di condivisione, in grado di testimoniare l’annuncio della verità e l’amore per l’altro.
Poiché la fede non è un’ideologia, ma un modo di rapportarsi all’uomo ed a Dio, il lavoro che i cristiani ora devono fare nelle diocesi non è di natura intellettuale, ma esistenziale perché l’umanesimo cristiano possa essere un punto di riferimento per le persone verso la ricerca di nuove frontiere per l’Umano in un momento in cui nuove nubi si affacciano all’orizzonte, come testimoniano gli episodi terroristici in Francia dove ancora una volta, sia pure in maniera episodica, sembra trionfare la disumanità.
Solo l’alleanza tra gli esseri umani, sia pure diversi negli orientamenti di pensiero, ma legati alla ricerca delle vie della realizzazione di un mondo migliore e vivibile, riuscirà a farci uscire dal buio per far trionfare la luce dell’amore.
Ecco: il Convegno di Firenze ha lavorato in questa direzione.
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