Ci stiamo convincendo che…



Che la maggioranza del popolo italiano fosse legata al pensiero neoliberista lo abbiamo sempre saputo ed a convincercene sono stati i risultati elettorali della sua storia.
La marginalità di un elettorato orientato verso principi di eguaglianza e solidarietà conferma che ci sono state sempre difficoltà a costruire la giustizia sociale fondandola su pari opportunità, su una piena occupazione o almeno su un reddito minimo di cittadinanza capace di impedire la povertà di larghi strati della popolazione; una cosa, tuttavia, gli italiani l’hanno fin qui sempre impedita ed è l’involuzione di taluni principi affermati nella carta costituzionale come la libertà, la garanzia di un lavoro sicuro ed un diritto di voto fondato su una reale capacità di scelta dei propri governanti.
I cittadini di questo nostro Stato hanno ugualmente difeso con i denti un welfare fondato soprattutto su un diritto generalizzato all’istruzione ed alla salute.
Quando tali diritti sono stati messi in discussione da determinate forze politiche, fiumane di gente hanno riempito le piazze per rivendicarne la difesa.
Oggi il governo Renzi sta veramente pasticciando sulle riforme costituzionali e propone una legge elettorale che di fatto prevede un parlamento di nominati con una struttura peggiore di quella attuale eliminando così di fatto la regola fondamentale della democrazia che è quella di una piena espressione di scelta da parte del popolo, la cui sovranità se ne va a far friggere.
Sul piano economico e sociale il Job Act e le misure economiche varate dall’esecutivo sono funzionali agli interessi finanziari e della Confindustria, mentre riducono pesantemente le garanzie del mondo del lavoro.
Il sistema sanitario, che da noi era uno dei migliori al mondo, oggi viene pesantemente ridimensionato e tutto lascia pensare che si voglia affidare al momento la tutela della salute ad un sistema integrato, ma per il futuro sempre più al privato.
La stessa Rai doveva essere liberata dalla morsa dei partiti politici ed ora, pensate un po’, dovrebbe essere affidata ad un CDA con una figura espressione dei dipendenti, due di nomina governativa e altri quattro votati dalle Camere riunite presieduto da un amministratore delegato nominato dal governo: davvero un bel passo avanti verso l’autonomia!
Sull’ipotesi di riforma della scuola, dove siamo stati operatori educativi per trentasei anni, non nascondiamo che la regolarizzazione di centomila precari e dei vincitori del concorso 2012, l’assunzione futura per concorso, le classi meno numerose, l’apertura degli istituti anche nel pomeriggio e l’introduzione dei tirocini siano sicuramente aspetti positivi.
Rimaniamo interdetti al contrario quando, con lo zuccherino di pochi spiccioli che dovrebbero premiare, si dice, il merito e la carriera, si vorrebbe far inghiottire ai docenti la perdita della libertà d’insegnamento, giacché, sarebbero giudicati per il merito e nominati in futuro per chiamata diretta dal dirigente scolastico tramite un albo verso il quale l’assunzione sarebbe rimessa al solo preside che avrebbe unicamente l’obbligo di consultare gli organi d’istituto.
È l’ipotesi di una scuola neo manageriale in cui si rafforza il potere del preside togliendo qualsiasi controllo e decisione agli organi collegiali sulle questioni di fondo legate al funzionamento di un istituto scolastico.
Capite che in tal modo si può andare dritti verso la soggezione ed il ricatto dei docenti da parte dei dirigenti scolastici!
Le possibilità poi degli sgravi per le famiglie che scelgono l’iscrizione dei figli in una scuola parificata e i meccanismi di finanziamento privato diretto delle scuole sono la chiara dimostrazione che anche per l’istruzione ci si sta orientando verso un sistema di natura privatistica che a nostro parere limita la pluralità e la libertà culturale e toglie autonomia e risorse importanti alla scuola pubblica.
Noi siamo convinti che tutte queste decisioni del governo Renzi, già in parte volute da Berlusconi, che infatti ne ha condiviso per mesi la linea, rappresentino davvero un pericolo serio per la democrazia, per la libertà e per tanti diritti dei cittadini.
Di fronte a tali provvedimenti la percentuale dei cittadini disposti ad ingoiare rospi ci appare sempre più alta.
In parlamento l’opposizione non è più capace né di contrasto, né tantomeno di proposte alternative e questa è la carta vincente di un Renzi che anche all’interno del suo partito ha solo una minoranza che abbaia alla luna senza riuscire a trovare la strada che possa portarla fuori dalle contraddizioni e dal richiamo della poltrona occupata.
I sindacati sembrano non riuscire ad incidere più neanche sulle scelte economiche e sociali e di questo passo potrebbero essere marginalizzati.
I distinguo ormai appartengono solo a voci abbastanza isolate d’intellettuali che si manifestano su taluni organi d’informazione, ma che non arrivano più a fare opinione.
Cosa pensare allora?
Semplicemente si deve riflettere sul fatto che, se non ci si muove per impedire che vengano approvati certi decreti o disegni di legge, o se ne condivide la sostanza, o non si ha sufficiente informazione in merito o si è incapaci di stili di vita coerenti con un modo di pensare diverso da tali decisioni.
Noi ci stiamo convincendo, nonostante i proclami della fine delle ideologie, che lobbies economiche e politiche stiano invece proprio tentando di allontanare la gente da una società libera, giusta, egalitaria, solidale e democratica per spostare l’opinione pubblica verso principi e valori di una società e di un’economia che papa Francesco ha definito fondata su “un’inequità che è la radice dei mali sociali”.
Di fronte a tale situazione occorre lavorare subito per creare un’alternativa all’esistente.

(Umberto Berardo – 16 marzo 2015)

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