Lettera aperta al presidente Sergio Mattarella



Egregio signor presidente,
non la conosciamo se non per quel profilo che gli organi di informazione hanno diffuso su di lei in questi giorni.
Sicuramente abbiamo apprezzato in passato le sue posizioni in merito alla Legge Mammì ed alla richiesta di Forza Italia di aderire al PPE.
Era proprio la sola volta in cui ci si doveva smarcare come rappresentanti del popolo da atti di governo e di forze politiche che tante volte hanno lasciato perplesso il paese?
La definizione più ricorrente su di lei in questi giorni è che “è una persona perbene”.
Dovrebbe essere la norma per un uomo politico ed invece sembra accentuarne l’eccezione.
Se quasi la metà dei cittadini non entra più in un seggio elettorale, probabilmente non ha una grande considerazione di quello che sta avvenendo nelle istituzioni di questo Paese.
Pur conoscendola poco, qualcosa nella sua persona e nella sua prima dichiarazione attenta alle difficoltà ed alle speranze degli italiani ci induce a pensare che il suo settennato possa dare al popolo quegli elementi fondamentali di democrazia, di libertà, di pace e di giustizia sociale per i quali soprattutto in questi ultimi vent’anni abbiamo visto un arretramento pericoloso ad opera delle lobbies economiche e dei partiti politici che hanno in effetti distrutto la sovranità popolare e creato un potere oligarchico che, attraverso una corruzione senza precedenti, un’immoralità nella gestione dei fondi pubblici e regole economiche e finanziarie inique di un neoliberismo selvaggio, sta arricchendo una percentuale ridotta della popolazione e riducendo alla miseria ed alla disoccupazione una parte sempre più consistente di essa.
Ora per la sua elezione si parla in maniera roboante di vittoria clamorosa del PD.
Lei, presidente, è una persona dotata di grande intelligenza e capacità di osservazione e sa che il suo nome ha rappresentato la composizione tra i veti; anche l’alto numero di voti ottenuto è sicuramente frutto della stima per la sua figura di uomo e di politico, ma anche di mediazioni e perfino di pressioni esercitate su taluni partiti.
Checché se ne dica, anche nella sua elezione questa classe politica non ha dato di sé una bella immagine.
Il discorso da lei tenuto ai parlamentari ed ai delegati regionali è unanimemente apparso limpido, elevato, davvero molto spesso sul piano culturale e politico; ha avuto passaggi fortemente rivolti ai problemi di ordine nazionale ed internazionale che mettono in crisi la sicurezza e la serenità dell’esistenza.
Mentre parlava abbiamo trovato tante sue apprezzabilissime dichiarazioni stridenti con diversi atti parlamentari di questi ultimi anni.
Tanti che l’applaudivano con forte calore spesso hanno percorso in politica strade diverse da quelle da lei così lucidamente indicate.
Quello che francamente ci aspettiamo, presidente, è che impedisca le furbizie di soggetti che siedono in parlamento non perché eletti, ma solo in quanto nominati e che dovrebbero limitarsi perciò alla normale amministrazione, mentre pretendono come tali addirittura di fare riforme istituzionali che sembrano un’involuzione pericolosa per la democrazia e la garanzia dei diritti fondamentali della persona.
Paradossalmente a breve si troverà a dover decidere la firma di una legge elettorale ancora più antidemocratica di quella già bocciata dalla Consulta di cui era membro.
Fa bene quando pensa alle difficoltà dei cittadini!
Il Paese “fa fatica a tirare avanti”, come si dice, a trovare un lavoro pure garantito dalla Costituzione, a rapportarsi nel voto con una classe politica inadeguata e più presente nei talk che in parlamento, ad esercitare i diritti civili e politici, a comprendere privilegi ed inequità condannati a parole e mai non solo eliminati, ma neppure scalfiti.
Ha ragione quando sottolinea le attese della popolazione alle prese con una crisi che morde!
I cittadini, anche se stanchi, hanno ancora speranze che il diritto alla salute, al lavoro, alla cultura, alla casa, alla giustizia, ad una democrazia partecipata attraverso la sovranità popolare possa vedere concretamente la strada della realizzazione.
Noi ci aspettiamo, presidente, che lei di tutto questo sia il garante non attraverso dichiarazioni d’intenti, ma per mezzo di atti concreti.

(Umberto Berardo – 3 febbraio 2015)

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