Sarà Natale



Sarà Natale

Fra alcuni giorni sarà Natale.
Credenti, agnostici o atei, sicuramente abbiamo incontrato sulla strada della vita Gesù Cristo con il cui messaggio e stile di vita in qualche modo ci siamo confrontati per accettarlo, metterlo in dubbio o rifiutarlo.
Non abbiamo mai cercato nella sua figura la potenza risolutrice dei problemi esistenziali, né Colui che poteva assicurare la felicità ai giorni da vivere e tantomeno il garante di quello che sulla Terra sembra mancare.
Nel Gesù di Nazareth ci ha colpito la forza rivoluzionaria della “Buona Novella” che annuncia un Dio debole, ma davvero grande nella forza di energia ed amore che trasmette all’intera umanità per indirizzare gli esseri umani verso un cammino capace di rendere il mondo un luogo in cui si possa vivere per incontrare i fratelli e condividere con loro il progetto delle Beatitudini.
Questo Dio è quello che crea un mondo ospitale, nonostante il male che spesso lo pervade e le avversità contro le quali dobbiamo lottare.
È un Dio che fonda l’esistenza degli esseri umani sulla libertà, ma che li ama cercando di indirizzare le loro scelte verso il bene, e per questo invia Suo Figlio sulla Terra a tracciare la via dell’amore.
Non abbiamo mai pensato da credenti che Gesù possa essere riconosciuto figlio di Dio da ogni persona.
La fede a noi non è mai venuta dalla razionalità di discorsi storici o filosofici e neppure da articolazioni teologiche, dai riti, dai simboli o dalle strutture religiose; aggiungiamo anzi che spesso tali vie sono capaci di innescare dubbi o domande che affondano nel più profondo della nostra coscienza.
Un incontro, invece, che non è l’ingresso formale nella Chiesa, ma la matura accettazione della proposta di vita del Cristo, è quello che fonda la nostra convinzione che il Dio di cui Gesù ci parla esiste e continua a parlarci attraverso la voce di quanti in maniera coerente, leale ed onesta cercano di riportare intorno a loro parole di amore per l’altro che noi cristiani chiamiamo il nostro prossimo.
Molte volte ci sentiamo traditori dell’incontro cui Dio ci ha chiamati, perché lasciamo prevalere l’io egoistico che spesso tenta di prevalere nelle nostre scelte.
Spesso acquietiamo la voce critica della coscienza scaricando unicamente sulle strutture sociali le responsabilità delle ingiustizie, delle discriminazioni e delle povertà che pervadono il Pianeta e che interrogano contestualmente sistemi economici e coerenza di vita di soggetti singoli.
Il Dio di Gesù è molto chiaro.
Non domanda solo di creare comunità fraterne, ma, rispetto alla nostra eventuale voglia di seguire il percorso esistenziale da Lui proposto, ci chiede di rinunciare all’individualismo perbenista di chi vuole solo apparire e di fare l’unico passo che ci può avvicinare ad un Dio che viene, ci dà il dono della fede, ma ci invita senza esitazioni, come al giovane ricco del Vangelo di Matteo 19,21-22 che gli chiede cosa fare per avere la vita eterna dopo aver osservato i comandamenti, “Ti manca ancora una cosa: se vuoi essere perfetto: va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli. Poi vieni e seguimi”.
Il giovane gira le spalle a tale proposta, come facciamo in tanti ancora oggi dentro e fuori la Chiesa, perché incapaci di uscire dall’individualismo e di andare incontro agli altri convertendoci ad un nuovo stile di vita.
In un mondo ancora consumistico e materialista, nonostante la crisi che attanaglia tanti poveri, il Gesù che torna a Natale non è quello dei presepi o delle finzioni di mille abitudini tutte legate al benessere, ma il Dio che ripropone il racconto messianico che non è puramente teorico o teologico, ma performativo, cioè in grado di operare attraverso l’azione di un Uomo-Dio che per primo vive l’annuncio stesso.
È questo racconto dell’esperienza vissuta da Gesù di Nazareth, che può dare senso all’esistenza, l’incontro che noi auguriamo per questo Natale 2014 a tutti ed in particolare alle persone cui vogliamo bene.
Come scrive un papa come Francesco, che, nonostante le difficoltà degli uomini e della struttura ecclesiale, si sta sforzando di rivitalizzare in profondità il messaggio evangelico, “Il Natale è di più: noi andiamo per questa strada per incontrare il Signore. Il Natale è un incontro! E camminiamo per incontrarlo: incontrarlo col cuore, con la vita; incontrarlo vivente, come Lui è; incontrarlo con fede.”
Capiamo bene da queste parole che l’incontro con Gesù non può essere superficiale, fittizio, momentaneo, ipocrita, ma ha bisogno di coinvolgere il nostro modo di vivere.
Così, solo così sarà Natale.

(Anna Pastoressa ed Umberto Berardo- 17 dicembre 2014)

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