“Elezioni europee 2014”. Così la maggior parte dei mass-media definisce la consultazione che si terrà il 25 maggio e che più propriamente è quella che porterà i cittadini degli Stati dell’Unione Europea a rinnovare il Parlamento Europeo.
Nella situazione di crisi economica che stiamo vivendo è comprensibile che i programmi elettorali privilegino indicazioni per il superamento della stessa e la realizzazione di un’Europa dei popoli e per i popoli da contrapporre a quella fin qui realizzata solo per gl’interessi delle lobbies economiche e finanziarie.
Tra le proposte da noi esaminate per la costruzione di una nuova Europa quelle della lista Tsipras ci sembrano le più concrete ed accettabili per l’idea di società europea che abbiamo.
In estrema sintesi tale lista prevede i seguenti punti: la fine dell’austerità, la creazione di una banca centrale europea davvero pubblica e controllata democraticamente, prestiti agevolati alle piccole e medie imprese per la ricostruzione economica e lo sviluppo dell’occupazione, eliminazione dell’obbligo del pareggio del bilancio e del fiscal compact, creazione degli Eurobond per sostituire i debiti nazionali, blocco della speculazione finanziaria, tassazione delle attività imprenditoriali offshore e rilancio dell’economia reale.
C’è un aspetto che vorremmo sottolineare e che non ci pare occupi l’attenzione dei candidati per queste elezioni.
Sappiamo che gli organi di governo dell’Unione Europea non nascono tutti secondo criteri di democrazia reale e che proprio il Parlamento Europeo, unico ad essere eletto ogni cinque anni direttamente dai cittadini degli Stati membri, è l’istituzione che ha poteri molto limitati; esprime, infatti, pareri sulle proposte di legge, la cui approvazione compete al Consiglio dei Ministri, approva o respinge il bilancio, esercita il controllo sulla Commissione, composta da venti membri nominati dai governi dei Paesi aderenti, e può costringerla alle dimissioni, anche se la nomina della nuova Commissione spetta al Consiglio dei Ministri.
In realtà gli organi cui spettano le decisioni più importanti sul piano dell’elaborazione dei provvedimenti legislativi e dell’iniziativa sul piano esecutivo sono proprio il Consiglio dei Ministri e la Commissione, entrambi composti da membri non eletti, ma designati dai governi dei Paesi membri.
Un’Europa veramente democratica deve prevedere a nostro avviso regolamenti costitutivi diversi per gli organismi europei economici, di governo e di controllo giurisdizionale al fine di dare più scelta ai cittadini per i loro componenti.
Tali norme devono anche stabilire la centralità del Parlamento con poteri decisamente più ampi di quelli attuali.
In un’Europa dei popoli, poi, non è accettabile che Paesi economicamente più ricchi tendano a prevaricare diritti fondamentali di cittadini di altri Stati in difficoltà economiche come purtroppo è già accaduto in questo periodo di recessione e crisi economica.
Accettare limitazioni di sovranità da parte degli Stati aderenti è possibile solo all’interno di un’organizzazione internazionale il cui fine prevalente sia la solidarietà tra i popoli e la democrazia come fondamento del vivere comune.
In Europa a noi sembra che tali due criteri manchino e che invece cresca la disuguaglianza e la plutocrazia nei sistemi amministrativi e di governo.
Sarebbe allora opportuno che, oltre alla richiesta di un’effettiva equità sociale, si lavori a livello di programmi elettorali per creare un rapporto più democratico tra i cittadini e le istituzioni europee che li governano.
Siamo tutti consapevoli che fin qui nell’Unione Europea di errori e discriminazioni ne siano stati commessi diversi sul piano strutturale, economico e monetario.
C’è chi fonda su tali presupposti la richiesta di azzeramento di un’idea di Europa che fin qui sarebbe fallimentare.
Tale prospettiva ci pare davvero piena di incognite e di problemi di non facile soluzione.
Noi pensiamo che, nonostante la crisi, gli sbagli ed il disagio, si debba lavorare, come in passato abbiamo cercato di fare in molti, per una reale unità culturale, politica ed economica europea capace di impedire che le decisioni siano prese dai centri finanziari e che si torni in merito ad un coordinamento democratico in grado di garantire a tutti i diritti fondamentali per un’esistenza dignitosa.
<div class="