Operare in politica



In politica è problematico operare singolarmente.
C’è necessità di aggregazione con principi ispiratori, strutture operative, reti di condivisione e di diffusione di idee programmatiche come di metodologie esecutive.
È difficile immaginare ovviamente la possibilità di creare sinergie se non, a nostro avviso, tra persone con i medesimi valori ispiratori della vita e con un’idea di società e di relazioni umane quantomeno simili, se non identiche.
In sintesi occorre un’antropologia comune.
Con tali logiche ispiratrici sono nati partiti politici, sindacati, associazioni culturali, gruppi di volontariato, onlus.
Una persona che vuole impegnarsi per costruire una comunità fondata sulla libertà, l’uguaglianza, la condivisione dei beni, la giustizia sociale crediamo faccia fatica ad accettare come compagno di viaggio chi si ispira al neoliberismo più spregiudicato o ad un capitalismo selvaggio che pongono al centro dell’esistenza unicamente l’arricchimento ed il benessere personale senza alcuna capacità di far prevalere il bene del noi su quello dell’io.
Ciò che sta succedendo ultimamente in Italia ed in modo particolare nel Molise nella costruzione di taluni raggruppamenti politici è chiaro come la luce del sole, secondo noi, che non è finalizzato a scopi di leale operatività politica per il bene della collettività, ma unicamente funzionale alla costruzione del consenso elettorale a fini di potere.
Spesso taluni cartelli elettorali sono capziosi specchietti per le allodole di lobbies economiche che cercano in personaggi in vista la forza di attrazione per spostare voti.
D’altronde quando le liste sono basate su personalismi piuttosto che su progetti, idee e programmi è davvero arduo che la politica possa percorrere vie di soluzione razionale dei problemi sociali.
La democrazia ha bisogno di pluralismo; dunque la presenza di più forze politiche è segno di confronto, ricchezza ed orizzonti larghi.
Su tali convinzioni la semplificazione del quadro politico con la riduzione della rappresentanza attraverso le soglie di sbarramento non ci convince, pur consapevoli della necessità di cercare un sistema che garantisca una governabilità tranquilla, ma controllabile.
La questione che oggi preoccupa è la nascita di partiti e liste civiche che non hanno più la direzione disinteressata dell’impegno responsabile nella costruzione del bene comune, ma solamente la ricerca del potere personale o di gruppo.
Si assiste ad un rimescolamento di soggetti dalle idee molto distanti che costruiscono forze politiche per sparigliare le carte o rimescolarle con l’unico scopo di vincere la partita.
Questi giochi una volta si definivano trasformismo.
Oggi il termine viene edulcorato e si parla di “trasversalismo”.
Molto più semplicemente si tratta di ricollocazioni di convenienza nell’agone politico attraverso un restyling di immagine di personaggi sulla cui coerenza non siamo disposti a scommettere nulla.
Per ciò che ci riguarda e per le ragioni sopra esposte queste sono operazioni che davvero non riusciamo a comprendere e tantomeno a condividere, perché ci sembra non abbiano alcun barlume di logicità.
Liste di appoggio a soggetti con percorsi politici poco credibili, liste civiche che altro non sono se non il tentativo di aggregazione di scontenti e di transfughi si presentano come iniziative verso le quali le nostre perplessità sconfinano in sospetti fondati di manovre di potere.
Non siamo i soli a manifestare tali considerazioni, perché almeno il web è pieno di dubbi e di critiche impietose.
Tra l’altro le iniziative di cui stiamo parlando vedono al solito conferenze e comunicati stampa, ma nessun serio confronto di natura programmatica con i cittadini dei Comuni molisani nei quali si vota per le amministrative.
La politica non ricerca una soluzione qualunque ai problemi della collettività, ma lavora per quella condivisa il più possibile e capace di rendere accettabile e non conflittuale la convivenza.
Osserviamo che anche negli organi d’informazione pochi ormai sono quelli che bocciano il leaderismo fine e se stesso e continuano a credere ad un’operatività politica come lavoro di gruppo e gestione collettiva e partecipativa dei problemi da parte delle moltitudini.
Questa dovrebbe essere invece la base della democrazia che non può assolutamente accettare le deleghe verticistiche o peggio ancora i culti delle personalità.
La situazione del nostro Paese e del Molise è piuttosto seria per poter tollerare ancora giochi di potere in luogo di un’operatività politica seria e disinteressata.

(Umberto Berardo – 17 aprile 2014)

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