Cultura del lavoro ed imprenditorialità nel Molise



Cultura del lavoro ed imprenditorialità nel Molise

Il mondo del lavoro, almeno dal 2008, è attraversato da una crisi impressionante collegata ad un profondo malessere sociale, i cui aspetti fondamentali sono principalmente quelli legati alla rigidità del mercato, al forte ridimensionamento della produzione industriale, alla elevata disoccupazione, soprattutto giovanile e femminile, alla mancanza di una seria formazione professionale, alla diffusione di attività gestite in nero, all’incapacità di relazionare i tempi dell’occupazione produttiva con quelli attinenti altre esigenze personali e familiari. Alcuni fenomeni poi hanno peggiorato tale situazione: le tensioni legate all’enorme accumulo del debito pubblico, la crisi finanziaria, con la determinazione sempre crescente di spostare capitali dagl’investimenti produttivi a quelli speculativi, l’assoluta carenza del 1,26% del PIL come fondo assegnato in ricerca e sviluppo, la mancanza totale di un razionale piano economico nei diversi settori previsto a livello nazionale e regionale.
I risultati per l’economia italiana sono stati dapprima una crescita sempre più modesta e poi, a partire dal 2012, una vera e propria recessione che persiste in modo pesante, nonostante la classe politica provi a convincere l’opinione pubblica che ci sarebbero timidi segni di ripresa.
Il deterioramento delle condizioni di accesso al credito, una politica fiscale tra le più elevate d’Europa ed il crollo del mercato immobiliare hanno portato ad una forte caduta degl’investimenti delle imprese e ad un problematico potere d’acquisto delle famiglie che secondo l’INPS negli ultimi cinque anni sarebbe calato del 5,2%
Ciò che preoccupa non è solo la chiusura di molte aziende con conseguente delocalizzazione della produzione industriale e la diffusione crescente del lavoro non dichiarato ed irregolare, ma il rischio che anche quelle che riescono a resistere rivedano i livelli di produzione sempre più al ribasso con conseguente contrazione della manodopera occupata.
È evidente che minori entrate fiscali, conseguenti alla diminuzione del numero delle aziende, porteranno a più bassi livelli di tutela del cittadino con una revisione del modello di welfare che è già sotto pressione per talune disfunzioni strutturali e per parecchie iniquità legate a trattamenti disuguali tra soggetti appartenenti a diverse generazioni e ad attività differenti.
Il rapporto annuale della Banca d’Italia ci dà una fotografia dell’economia regionale molisana fortemente recessiva con un ridimensionamento delle attività economiche in tutti i settori produttivi, il peggioramento della qualità del credito ed un forte calo degl’investimenti nella produzione, nell’acquisto di abitazioni e nella realizzazione di opere pubbliche. La leva fiscale ai massimi livelli rispetto alle altre regioni a statuto ordinario e le politiche di contenimento della spesa da parte delle amministrazioni locali hanno fatto il resto, portando non solo all’aumento della disoccupazione, ma anche alla contrazione del reddito disponibile delle famiglie.
Ci sono vie praticabili per uscire da un tale impasse?
Noi riteniamo di sì, a condizione che le soluzioni non si cerchino, come purtroppo taluni fanno, nell’improvvisazione.
Occorre anzitutto definire con chiarezza le categorie antropologiche del lavoro, tracciare una mappa delle attività possibili, dei bisogni reali della popolazione, delle vocazioni territoriali, delle situazioni di vantaggio, delle possibilità ambientali ed artistiche e naturalmente delle richieste di mercato.
Tali studi analitici debbono portare in conclusione all’elaborazione di un piano di sviluppo regionale condiviso tra le classi dirigenti, le forze politico-sociali ed ovviamente la popolazione.
La prima necessità, a nostro avviso, è quella d’intervenire in famiglia e nelle scuole con un’opportuna opera di educazione ad una cultura del lavoro visto non solo come capacità tecnica di trasformazione e di creazione di prodotti, ma soprattutto come abilità creativa capace di promuovere valore morale, di stabilire relazioni costruttive con gli altri e di dare un senso profondo all’esistenza.
È evidente che in tale ottica a prevalere non devono essere bilanci aziendali, profitti o altri fattori economici, ma le esigenze della persona ed il rispetto dell’ambiente con un orientamento alla sobrietà dei consumi.
In tale processo educativo occorre prendere coscienza della necessità di costruire ed accettare comunque lavori possibili, anche se magari poco soddisfacenti, con l’impegno di attivarsi a migliorarli o cambiarli in relazione alle proprie attitudini ed ai personali interessi.
Una riqualificazione del lavoro non può prescindere poi da alcuni elementi essenziali ineliminabili: promuovere il saper fare e la creatività imprenditoriale con esperienze di alternanza scuola-lavoro; riorganizzare eticamente il mondo finanziario impedendo la speculazione selvaggia ed il profitto fine a se stesso; rafforzare la ricerca scientifica e tecnologica per realizzare prodotti di qualità; rendere la produttività sostenibile e rispondente alle necessità sobrie ed essenziali della popolazione; fare del merito la regola fondamentale di assunzione; riorganizzare i tempi del lavoro rendendoli funzionali alle necessità relazionali ed alla qualità della vita degli esseri umani.
A quali attività dobbiamo pensare, infine, per uno sviluppo razionale dell’economia molisana?
L’agricoltura, la zootecnia, il turismo ed i servizi sono a nostro avviso i settori verso cui far convergere gli studi per una programmazione in grado di dare un futuro occupazionale ai giovani.
Scommettere allora su prodotti di qualità elevata a prezzi contenuti e diffusi con intelligenti operazioni di marketing diventa il modo non per creare articoli di nicchia, ma beni appetibili e desiderabili su larga scala in quanto garanzia di benessere fisico e di appagamento del gusto e del senso estetico.
La ricchezza e la fertilità della terra, il patrimonio culturale, artistico e paesaggistico possono sicuramente dare un aiuto enorme in tale direzione..
Questo vuol dire escludere il processo di industrializzazione?
Niente affatto!
L’industria nel Molise può avere un ruolo importante, a condizione che non abbia impatti invasivi e sia legata ad una compatibilità ambientale, ma anche ad una produzione funzionale ai bisogni reali della popolazione locale ed esterna.
Ovviamente le prospettive di crescita della nostra regione sono legate a diversi tipi di agenzie di elaborazioni di idee, ma non possono prescindere da un lavoro di ricerca condotto anzitutto a livello universitario ed aziendale.
Ci sono molisani impegnati in tale direzione, ma davvero, secondo noi, sono ancora pochissimi!
Occorre lavorare presto e bene per creare idee e renderle realizzabili.

(Umberto Berardo – 18 dicembre 2013)

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