C’è qualcosa di nuovo oggi nell’aria, anzi d’antico



C’è qualcosa di nuovo oggi nell’aria, anzi d’antico

L’inizio della poesia di Pascoli “L’aquilone”, che abbiamo posto per titolo a queste riflessioni, è la foto perfetta del comportamento della giunta Frattura nel Molise.
La politica si può fare seguendo ideali e realizzando principi di giustizia sociale, ma anche inseguendo compromessi in funzione del mantenimento del potere.
Non abbiamo mai pensato che il raggruppamento coordinato da figure logore e coordinato da Paolo di Laura Frattura potesse disegnare un futuro diverso da quello di Iorio per la nostra regione.
Oggi, seguendo i primi mesi di amministrazione del nuovo esecutivo, continuiamo a pensare che chi aveva creduto in “un Molise di tutti” deve invece convincersi che siamo ancora in “un Molise di pochi”.
Per un Molise di tutti bisognerebbe governare l’economia e garantire l’occupazione; al contrario molte aziende chiudono, altre decotte vengono ancora inutilmente sovvenzionate con soldi pubblici e l’unica prospettiva certa sembra la cassa integrazione in deroga.
A chi si aspettava profondi cambiamenti nello Statuto Regionale e nella revisione della legge elettorale si presentano toppe insignificanti o ancora vacue promesse.
Sul controllo dei costi della politica vige il gioco delle tre carte e non ci meravigliamo delle posizioni, se chi esercita il mandato lo fa per mestiere, detenendone spesso il controllo a vita e con metodi che poco hanno di democratico.
Qualcuno in campagna elettorale non aveva sbandierato ai quattro venti la contrazione degli assessorati, delle commissioni e degli enti sub regionali in una regione di appena trecentomila abitanti?
C’è stato qualche equivoco di comunicazione sicuramente, perché dopo le nomine recenti di Ferragosto nelle commissioni e negli Enti sub regionali tutto ha seguito, come sempre, la logica del manuale Cencelli.
Si sostiene che tutto è stato fatto seguendo criteri di professionalità, competenza e merito.
Ma tali norme di garanzia di equità e preparazione non dovrebbero venire per concorso invece che per nomina?
Ancora commissioni infinite poi?
Abbiate pazienza, ma gli eletti in consiglio regionale perché siedono lì se non per lavorare alla soluzione dei problemi della collettività?
La questione centrale, tuttavia, non è l’operato della giunta Frattura, ma il comportamento dei molisani rispetto alle decisioni da essa assunte.
Più di cento sono i nominati negli enti regionali, sub regionali e nelle commissioni.
Tra questi ci sono soggetti vicini all’esecutivo, persone apertamente schierate col governo Iorio ed anche taluni che hanno sempre cercato qualche via credibile di alternativa politica sia ad Iorio che a Frattura e che ora cedono tranquillamente a sedere in posti di responsabilità accettando compromessi di potere con forze politiche ed uomini verso i quali hanno sempre manifestato critiche pesanti e grandi perplessità.
O noi non sappiamo più definire la coerenza dei comportamenti o il potere sta fagocitando principi e ideali.
E i molisani come reagiranno a tutto quanto viene propinato dalla politica?
Scenderanno in piazza per rivendicare diritti e giustizia?
Forse, come sempre, inseguiranno la “raccomandazione”?
Macché!
Magari continueranno ad emigrare, come i loro padri o i loro nonni, lasciando il territorio ai furbi che beneficeranno delle risorse locali e poi li faranno tornare d’estate a vivere di feste patronali e di sagre.

(Umberto Berardo – 1 settembre 2013)

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