La bisarca, per chi non lo sapesse, è quell’autocarro a due piani destinato al trasporto di autoveicoli. Questo vigoroso mezzo meccanico, a lungo vetrina del “made in Italy” motorizzato Fiat, è stato spesso al centro di polemiche per la sua missione poco sostenibile e molto prevaricatrice: trasportare su gomma le auto da immatricolare anziché farle viaggiare sulla meno inquinante rotaia. Ma, si sa, nel Belpaese le cose vanno così.
Al di là degli aliti ecologisti, occorre rilevare come le bisarche siano ormai le padrone delle già problematiche strade molisane: l’asfalto di Trignina e Bifernina ben conosce i copertoni di questi bisonti motorizzati, con l’inevitabile codazzo di auto smaniose di superarli.
Ma è ben più scoraggiante la motivazione di questo inflazionato traffico di autotreni imbottiti di auto: il paesaggio molisano si sta riempiendo di spianate dove centinaia di autoveicoli immacolati e usati, in attesa dell’acquirente di turno, respirano aria pura di montagna. Fatale una domandina semplice semplice: ma davvero i molisani sono tutti diventati patiti di automobili, tanto da cambiarle ad ogni stagione? Non appare un po’ eccessivo, perlomeno alla vista se non proprio alla calcolatrice, il numero di queste concessionarie all’aperto rispetto alla schiera dei potenziali acquirenti in patria?
Evitando approfondimenti microeconomici o sociologici, c’è un dato inconfutabile: meglio persino i pali dell’eolico, che perlomeno hanno identità precise e motivazioni nobili, rispetto a tante selvagge distese di carrozzerie variopinte che ormai fanno da corredo ai nostri paesaggi di montagna. E, ahimè, persino a qualche monumento locale.
La disarmonia estetica di queste neonate attività commerciali si somma a ciò che il paesaggio molisano offre a quei potenziali turisti che operatori e amministratori fanno tanta fatica a procacciare in giro per l’Italia e per il mondo: non solo montagne sempre più profanate, boschi impoveriti, torrenti prosciugati, artigianato agonizzante, borghi suggestivi dissacrati dal cemento e da tinte discutibili (il blu della scuola di Civitanova del Sannio, per fortuna oggi scolorito, è rimasto per anni una pietra miliare in tal senso), ma ora anche da queste oscenità collocate senza criterio a screditare gli angoli più belli del nostro territorio.
Prima di investire ingenti risorse per catturare sparuti gruppi di scopritori del Molise, sarebbe opportuno intervenire per rendere meno “impressionante” l’offerta di un territorio che, con un po’ di buona volontà e soprattutto di prevenzione, potrebbe incarnare davvero un’oasi felice sul fronte ambientale. O davvero, nella costante fioritura di celebrazioni, dobbiamo invitare dal Regno Unito gli eredi di Ned Ludd, uno che stava alle macchine come la Carfagna sta ai gay?
(Erennio Ponzio)
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