Quote mascoline



Se uno degli indicatori di civiltà di un territorio è rappresentato dalle cosiddette “quote rosa”, in Molise siamo messi decisamente maluccio. Pochissimi sindaci in gonnella, qualche “consigliera” regionale e provinciale che va e che viene, ma soprattutto scarsissime presenze alla guida di aziende pubbliche (e private). La deputata De Camillis e l’ex presidentessa del Consiglio regionale Fusco Perrella sono i soli indicatori a favore del “gentil sesso” negli ultimi anni.
Mentre il dibattito internazionale sul “potere in rosa” è riacceso da una serie di affermazioni (naturalmente oltrefrontiera), ad esempio dalla conquista della Camera americana da parte di Nancy Pelosi d’Alessandro, tra l’altro d’origine italiana, o dalla scalata della signora Clinton, l’Italia è costretta a leccarsi le ferite, ripassando un tristissimo elenco di “conquiste”, anche datate, da parte dell’altra metà del cielo: nomi come Nilde Iotti e Irene Pivetti, uniche donne ex presidenti della Camera, ed un rapporto di parlamentari tra i due sessi di uno a dieci sono indicatori da rosso in faccia. Specie se raffrontati con quelli degli altri Paesi europei (la Germania, ad esempio, vanta il cancelliere Angela Merkel, la Finlandia il presidente Tarja Halonen). Persino Cile e Liberia hanno presidentesse della Repubblica, rispettivamente Michelle Bachelet e Ellen Sirleaf.
I dati di un sondaggio Apcom sul ruolo delle donne in politica evidenzia quelli che l’opinione pubblica ritiene siano i principali ostacoli per l’ingresso delle donne nei ruoli di potere: in testa le resistenze e il boicottaggio dei maschi e l’arretratezza culturale del Paese. Motivi che non gettano buona luce nemmeno in Molise. Unico elemento di speranza: tra i cittadini c’è largo consenso alla ormai consumata proposta di rendere obbligatoria al presenza di una quota di donne nelle liste elettorali. La penseranno allo stesso modo i maschietti della politica? (Erennio Ponzio)

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