Ostracismo abruzzese



I “cugini”. E’ il più comune modo di chiamare i “vicini di casa” tra i quali, nonostante la presenza di forti analogie, non scorre proprio buon sangue. Così tra italiani e francesi, romanisti e laziali, pisani e livornesi, leccesi e baresi. Un elenco che potrebbe scorrere all’infinito.
Il Molise, in questa sorta di contrapposizioni alla Bartali e Coppi, in genere si ritrova l’Abruzzo. Ma, ad onor del vero, il distacco tra le due regioni non è mai stato traumatico. Anzi, ad esattamente 45 anni dalla “separazione” costituzionale, anche per questione di numeri, molti organismi sin dalla denominazione continuano a raggruppare i due territori. Specie sul fronte dell’associazionismo, in particolare di quello che raccoglie gli emigrati.
Ora, a quanto pare, siamo alla vigilia di una frattura definitiva. Una “divisione forzata” che non parte dal basso, in quanto tra abruzzesi e molisani si va più o meno d’amore e d’accordo, ma dall’alto della politica: la Regione Abruzzo avrebbe intenzione di riconoscere le associazioni che presentano solo una denominazione “abruzzese doc”, lasciando fuori gli abruzzesi-molisani. Il motivo? Non è ammissibile che, nel caso di un presidente molisano dell’organismo, lo “straniero” debba poi partecipare alle riunione del Servizio emigrazione della Regione Abruzzo. Ragionamento che, a onor del vero, non fa una grinza.
Il rischio è che molti organismi saranno costretti a “dare il benservito” ai molisani, i quali si dovrebbero riorganizzare in sparuti drappelli o confluire in sodalizi già costituiti. Così la Federazione nazionale delle associazioni abruzzesi e molisane, uno dei cartelli più dinamici nell’associazionismo, finirebbe per perdere un pezzo per strada. (Erennio Ponzio)

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