La manovra economica della Regione Molise



I documenti finanziari del governo Toma sono passati in Consiglio regionale del Molise dopo alcune sedute che abbiamo seguito in streaming e sulle quali preferiamo francamente stendere un velo pietoso soprattutto in merito alle modalità inaccettabili e irrispettose con le quali il confronto è stato tenuto.
Più volte la massima assise della regione è apparsa un teatrino grottesco nei toni, negli atteggiamenti e nel linguaggio di taluni esponenti ivi eletti.
Abbiamo spesso notato interventi prolissi o inconcludenti, ma perfino gli attacchi polemici non erano mai scaduti negli anatemi cui abbiamo assistito recentemente.
In questi casi si rimane esterrefatti prima e poi increduli di fronte a episodi squallidi rispetto ai quali non c’è da nessuna forza politica la richiesta banale di dimissioni da parte di chi tiene simili comportamenti. 
Non siamo ingenui perché è difficile che chi è stato eletto voglia rinunciare al suo seggio in Consiglio regionale, ma davvero a tutto c’è un limite.
Chiudiamo qui queste riflessioni che sembrano attraversare solo superficialmente un’opinione pubblica incapace d’impedire le degenerazioni della politica per occuparci piuttosto delle decisioni assunte a maggioranza dal Consiglio stesso nelle ultime sedute.
Una cosa è certa: nelle pieghe del bilancio regionale non riusciamo francamente a intravvedere alcuna luce in grado di far uscire il Molise dallo stallo che vive sul piano dello sviluppo, dell’occupazione, della cultura, della sanità ed in generale della qualità della vita dei cittadini. 
Se si esclude la risoluzione di ridurre i contributi ai gruppi consiliari assegnandoli solo a quelli costituiti da più di tre componenti, sono state bocciate le proposte del M5S che chiedeva tagli alle indennità per i presidenti della Giunta, del Consiglio, delle Commissioni nonché per gli assessori; si è aumentata anzi la dotazione per il Consiglio regionale di ben duecentomila euro.
È un primo dato che conferma con chiarezza come l’azione politica non sia considerata un servizio alla cittadinanza da retribuire con sobrietà, ma una professione spesso ininterrotta ed ultra pagata. 
Se si escludono gli Enti Provinciali per il Turismo di Campobasso e Isernia e la proroga di un anno per le Comunità Montane, nessuna decisione né ipotesi all’orizzonte s’intravvede per l’eliminazione dei tanti enti inutili di cui francamente nessuno sente più la necessità quali le Fondazioni e i carrozzoni vari nei quali si riciclano tantissimi soggetti.
Fuori dalle competenze regionali al riguardo abbiamo perfino dimenticato di elaborare nuove idee sulla riorganizzazione amministrativa dello Stato come quella relativa al ruolo ed alla funzione delle province e ad una diversa visione relativa alla distribuzione e ai compiti dei Comuni.
Per finanziare l’attuale modo di gestire la res publica si aumentano in maniera generalizzata i costi del trasporto pubblico addirittura del 40% andando a colpire soprattutto studenti, lavoratori pendolari e pensionati impossibilitati a viaggiare con mezzi privati anche per la disastrosa situazione in cui versano le strade provinciali e per l’alto costo dei carburanti cui non si diminuiscono i costi delle accise regionali.
Tra l’altro un simile aumento del costo dei trasporti, davvero antidiluviani sul piano stradale e ferroviario, non si riesce a comprendere se si considerano le difficoltà e l’inefficienza in cui essi vengono tenuti nei collegamenti interni ed esterni alla regione.
Dopo la politica degli annunci e delle inaugurazioni finora fittizie nulla si muove nel miglioramento della rete di comunicazioni che rimane precaria e in alcuni casi addirittura peggiorata, considerato che molte ormai sono le arterie chiuse o difficilmente percorribili. 
Ci auguriamo che il Governo nazionale traduca in misure economiche concrete l’auspicio dei fondi ai Comuni per l’acquisto dei farmaci per le malattie rare e di quelli per il diritto allo studio.
Attendiamo di conoscere, dopo l’approvazione dell’emendamento proposto dal PD, la riduzione dell’accisa regionale sul consumo del gas metano da riscaldamento per le famiglie che risiedono nei Comuni montani interessati delle aree interne, ma vogliamo sottolineare che tale riduzione, ove fosse generalizzata e non calcolata in percentuale ponendola in relazione al reddito del nucleo familiare, rappresenterebbe ancora una volta un provvedimento certo innovativo ma non pienamente equo.
Da anni a tale proposito sosteniamo che tale accisa dovrebbe essere completamente eliminata per le famiglie con redditi minimi da pensione o da lavoro e ridotta in percentuale per gli altri.
Don Lorenzo Milani amava ripetere che “Non c’è nulla che sia ingiusto quanto far parti uguali tra disuguali”.
È quanto avviene sistematicamente in Italia e nel nostro Molise dove la tassazione, i servizi, la viabilità, i trasporti, in una parola i diritti, non sono eguali per la qualità della vita di ogni cittadino.
Si dirà che la coperta è corta perché mancano i fondi.
Noi siamo convinti al contrario che non ci sia la volontà e la capacità di raccoglierli eliminando radicalmente l’evasione fiscale e che non si voglia neppure rimuovere il malcostume politico di sperperarli in privilegi o negli sprechi di una spesa pubblica non più controllabile piuttosto che indirizzare le entrate nei servizi reali alla popolazione.
Risolvere tale problema centrale significherebbe ridare una qualche credibilità a chi esercita l’azione politica.
(Umberto Berardo – 5 maggio 2019)

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