“Don Bastiano” Bastianich



In quel capolavoro della cinematografia che è “Il Marchese del Grillo” con Alberto Sordi, per la regia dell’irraggiungibile Mario Monicelli, c’è il personaggio di Don Bastiano. Per i pochi che non lo ricordano, è quel santone malato di protagonismo, un po’ sboccato in uno slang dialettale e decisamente ribelle, interpretato dal bravo Flavio Bucci. L’attore, tra l’altro, ha origini molisane e ha ben utilizzato queste radici per arricchire il personaggio con una parlata molto simile al nostro dialetto. 
Don Bastiano farà una brutta fine, sul patibolo. Sullo “strummolo”, come lo chiama lui. E dice, nel suo delirio di onnipotenza di fronte all’offerta di conforto spirituale: “I sacramenti me li do da solo, è chiaro o no?”.
Nomen omen, dicevano i latini. Il nome è un presagio. E dal Don Bastiano di monicelliana memoria al Joe Bastianich di spinazzoliana attualità il passo – secondo noi – può essere breve: analoga prosopopea, personificazione dell’alterigia, manifestazione costante di supponenza. Campobasso? Un posto da sfigati, appunto. Cancellando secoli di storia, istituzioni culturali, le macchine dei Misteri, Fred Bongusto (sì, anche il caro vecchio Fred che ha fatto innamorare una generazione), la sana gastronomia (altro che pizza con l’ananas), l’imprenditoria, il mazzo che si fa la gente quotidianamente per vivere o per sopravvivere. Una comunità, insomma, le radici e il presupposto della civiltà. Ma Bastianich, a ben pensarci, è lontano da tutto questo e grazie a queste sue “tamarrate” può alimentare la sottocultura che la tv contemporanea distribuisce a iosa nelle dimore dei poveri teleutenti.
 
(Pierino Vago)

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