Qualche giorno fa, forse con quell’eccesso di “benevolenza” che porta a dire ogni cosa con incauta franchezza, il senatore molisano dell’Idv, Giuseppe Astore, da San Giuliano di Puglia, 56 anni, ex insegnante, aveva tracciato un impietoso identikit di Cristiano Di Pietro. Quasi da amorevole “scappellotto” nelle vecchie aule scolastiche. “Un ragazzo entusiasta, determinato, appassionato. Persino bravo se si trattava di mettere su, allestire, darsi da fare. Purtroppo con una ingenuità di fondo tremenda, fatale. Anzi, di più, e mi spiace dirlo: ma, certe volte, all’improvviso, Cristiano sfodera tratti di infantilismo sconcertante – ha confessato Peppino Astore al “Corriere della Sera” del 24 dicembre. “Purtroppo – prosegue il senatore – non ha ereditato nulla delle principali doti del padre: né la scaltrezza, né il fiuto politico. Niente. Zero. E, in fondo, anche questa storia che rimbalza da Napoli, lo testimonia: leggo che stava lì, che si metteva a chiedere assunzioni per gli amici…. Chiaro, non mi sembra ci sia niente di penalmente rilevante… però insomma poteva evitarsele certe telefonate, no? Voglio dire: suo padre che si sbatte per fare tutte le sacrosante battaglie sull’etica della politica, sulla morale della politica, e lui, il figlio, invece che fa? Chiede favori… Mah”.
Ci si può leggere una giustificazione umana, ma non politica in quelle parole. Per cui ora, dopo giorni di graticola mediatica per essere stato chiamato in causa nell’inchiesta Global Service della procura di Napoli (alcune intercettazioni riguardano telefonate in cui Di Pietro junior confidenzialmente segnala professionisti di Bologna a Mario Mautone, provveditore alle Opere pubbliche di Campania e Molise), Cristiano Di Pietro, consigliere provinciale a Campobasso, decide di lasciare l’Italia dei valori. Lo rende noto tramite una lettera indirizzata ai dirigenti molisani e nazionali del partito, testo che suo padre Tonino riprende e pubblica sul suo sito internet. Il leader dell’Idv giudica “corretto e per certi versi forse eccessivo” il gesto del figlio Cristiano “visto che non è nemmeno indagato, ma lo rispetto e ne prendo atto”.
Cristiano è naturalmente amareggiato. La lettera è indirizzata proprio all’onorevole Giuseppe Astore, presidente dell’ufficio politico regionale dell’Idv di Campobasso, congiuntamente a Giuseppe Caterina, segretario regionale di Campobasso e ai componenti dell’ufficio di presidenza nazionale dell’Idv. “Gentili amici – scrive Cristiano Di Pietro – ho fatto e faccio il mio dovere di consigliere comunale e provinciale senza mai aver infranto la legge (ed infatti nessuna autorità giudiziaria mi ha mai mosso alcun rilievo). Eppure mi ritrovo tutti i giorni sbattuto in prima pagina come se fossi un ‘appestato’. La mia unica colpa – aggiunge – è quella di essere ‘figlio di mio padre’: per colpire lui stanno colpendo me, mia moglie ed i miei tre figli, dimenticando che anche noi abbiamo la nostra dignità ed abbiamo il diritto di esistere”.
“Lascio l’Italia dei valori – prosegue la lettera – e conseguentemente ogni incarico di partito ed anche il mio ruolo di capogruppo al Consiglio provinciale di Campobasso, ove mi iscriverò al gruppo misto. Lo faccio con sofferenza e dispiacere (soprattutto per la disumana ingiustizia che sto patendo) ma non voglio creare imbarazzo alcuno al partito. Attenderò serenamente – conclude – che la procura di Napoli completi le indagini preliminari in corso (che peraltro nemmeno riguardano la mia persona) in esito alle quali ogni singola posizione personale potrà essere chiara a tutti. Poi, quando tutto sarà chiarito, ne riparleremo”.
La bomba, oltre che a livello nazionale (dove probabilmente sarà presto dimenticata), esplode in una regione, il Molise, che vive una fase di equilibri politici particolarmente delicati. Il granitico governatore Michele Iorio da una parte, l’Italia dei valori in netta crescita dall’altra, il Pd corroso da polemiche interne. Ed è proprio il presidente della Provincia di Campobasso, Nicola D’Ascanio, Pd e “paesano” dei Di Pietro essendo di Montenero di Bisaccia, ad esprimere “totale vicinanza e solidarietà” al consigliere dimissionario. “Il consigliere Cristiano Di Pietro è stato oggetto di un pesante attacco politico-mediatico artatamente costruito e volto ad infangarne strumentalmente la immagine politica, al solo scopo di giocare partite inconfessabili su scenari ben più ampi di quelli locali, i cui contorni sono ben noti alla pubblica opinione – sottolinea D’Ascanio. “Credo sia giusto sottolineare in questo momento che con il suo gesto Cristiano Di Pietro ha dato una dimostrazione chiara ed inequivocabile della sua alta concezione della politica, intesa come servizio, e del suo ruolo di amministratore, svolto con grande impegno e trasparenza. Ritengo, peraltro – aggiunge il presidente della Provincia – che vadano evidenziati alcuni passaggi della comunicazione inviatami dal consigliere Di Pietro nel mio ruolo di presidente della Provincia, che mettono in luce sì l’amarezza per la pervicacia e la virulenza dei toni usati nei suoi confronti, ma anche la serenità e l’equilibrio della sua risposta, tesa a far chiarezza riguardo ai torbidi obiettivi di una campagna denigratoria, che troverà la miglior sanzione proprio negli esiti demandati alle competenti autorità”.
Fa quadrato intorno al compagno di partito anche il portavoce dell’Italia dei valori, Leoluca Orlando: “Esprimo apprezzamento per la posizione assunta da Cristiano Di Pietro, che ha dimostrato intransigenza nel rispetto dei valori del partito fondato e guidato da Antonio Di Pietro. Ad un eccesso di accanimento strumentale – prosegue Orlando – Cristiano Di Pietro ha risposto con un eccesso di intransigenza. E’ una scelta dolorosa e sofferta perché è conseguente all’accanimento da parte di chi non dovrebbe avere titolo morale, né giudiziario per esprimere giudizi e sferrare attacchi. Adesso è bene che tutti i sepolcri imbiancati tacciano, mentre noi dell’Italia dei valori e Cristiano Di Pietro, che ne ha pieno titolo per la scelta che ha fatto, continueremo a denunciare senza guardare in faccia nessuno”.
La pensa diversamente Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl: “La decisione di Cristiano Di Pietro conferma la validità dei sospetti e non cancella la vicenda. Andremo avanti come un carro armato sulla questione morale che travolge l’Italia dei cosiddetti valori”. Gasparri coglie al volo l’occasione per criticare anche il giornalista Marco Travaglio: “Continua intanto la paresi di Travaglio che non scrive delle indagini di camorra su un uomo di Di Pietro e ignora lo scandalo di famiglia”.
La faccenda di Di Pietro junior, per quanto non penalmente rilevante, porta pesanti strascichi soprattutto tra coloro che ripongono totale fiducia nell’ex pm di Tangentopoli. C’è ad esempio chi ricorda che la materia sarebbe potuta rientrare nei reati con il vecchio codice che prevedeva l’interesse privato in atto di ufficio. E che l’etica pubblica non può essere sostituita dal codice penale. Altri si chiedono perché Di Pietro, da ministro, non abbia trasferito Mautone in Sardegna, ma lo abbia nominato dirigente a Roma, cosa che potrebbe apparire come una promozione. Intanto il senatore Giuseppe Astore esprime altra amarezza. Questa volta per l’abbandono del partito da parte di Cristiano Di Pietro. “Lo conosco bene – ribadisce in una dichiarazione rilanciata dalle agenzie – è un giovane entusiasta al servizio degli altri. Purtroppo la sua vicenda è stata strumentalizzata per colpire il padre, nonché presidente del partito, Antonio Di Pietro”. Un ingenuo, insomma. Povero Cristiano.
(Erennio Ponzio)
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