Il Molise tra ‘ndrangheta e camorra”



Nella zona del litorale della provincia di Campobasso si assiste al fenomeno del «cavallo di ritorno» su autovetture e automezzi agricoli. Nella Regione si registra la crescita di aggregati delinquenziali strutturati e dediti all’usura e allo spaccio di stupefacenti. Il consolidamento di sodalizi criminali pugliesi e campani è orientato alla gestione e al transito di grosse partite di tabacchi lavorati esteri e di droga, dirette al nord dell’Italia o verso la Campania. Si registrano anche attività di riciclaggio. Nuclei di nomadi di etnia Rom alimentano i circuiti usurari”.
Questo si legge nella relazione annuale della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare. Il documento è stato approvato dalla commissione nella seduta del 30 luglio 2003. E sempre nella stessa Relazione, a pagina 43, si apprende: “In Molise risiedono soggetti collegati alla cosca Bellocco di Rosarno”.
Chi sono i Bellocco? Sono una potente ‘ndrina originaria di Rosarno. Secondo Wikipedia è una delle più potenti della ‘ndrangheta, da sempre molto attiva nel narcotraffico, nelle estorsioni e nel controllo di tutte le attività commerciali e imprenditoriali nella Piana di Gioia Tauro, ma anche rapine a mano armata e usura. Insieme ai ‘Pesce’ hanno collegamenti con la criminalità, austriaca, greca, libanese, tedesca e francese. Gregorio Bellocco, capobastone fino al suo arresto nel 2005, estese l’influenza della cosca in Lombardia nella zona di Varese. Il capobastone Umberto Bellocco, diede il grado di Santista a Giuseppe Rogoli, il quale, col suo permesso e quello di Carmine Alvaro fondò nel 1983 la Sacra Corona Unita.
Ma i molisani sono a conoscenza di questi fatti? Sanno che il Molise, oltre alla camorra, ospita le pericolosissime cosche della ‘ndrangheta? Perché in questa Regione c’è il silenzio intorno a questi argomenti? E perché i molisani non sono stati mai informati? Sembrano argomenti che non appartengono a questa piccola Regione.
Pochi appaiono interessati. Le mafie in questa Regione sembrano non fare paura. Operano in silenzio, perché intorno tutto tace. E’ giunto, dopo questo lungo letargo, il momento di denunciare la presenza di questi assassini. E’ giunto il momento di fare luce sui tanti traffici illeciti che vengono realizzati in Molise.
La gente deve iniziare ad interessarsi a questi problemi. Per evitare che questa Regione possa finire nelle mani sbagliate, di persone senza scrupoli. Brave a mortificare, a intimidire e a uccidere. Impegnate a creare una cappa di illegalità per i loro sporchi interessi.
Nel resoconto stenografico della 30^ seduta (giovedì 17 ottobre 2002) della commissione parlamentare d’inchiesta, proprio il ministro dell’Interno dell’epoca, Giuseppe Pisanu, dichiara: “La Campania si colloca certamente al primo posto per quello che concerne i reati collegati all’illegalità ambientale ed essa figura sia come sito di destinazione di traffici abusivi, sia come luogo di partenza di rifiuti tossici che poi vengono smaltiti in altre Regioni (tra queste ricordo la Puglia, la Basilicata, il Molise, il Piemonte, la Lombardia, l’Emilia Romagna e il Veneto)”.
La presenza del Molise, in questi documenti parlamentari, dovrebbe far seriamente riflettere i cittadini.
E’ possibile sopportare ancora l’arroganza di queste criminalità? Stiamo parlando di organizzazioni criminali come la camorra e la ‘ndrangheta. Quello che sta accadendo in questi anni in Molise non è fiction, ma è drammatica realtà.
L’assordante silenzio porta solo all’allargamento degli affari di questi criminali.
Dobbiamo aspettare i morti anche in Molise o si può iniziare a porre qualche domanda?
Resta un dato drammatico. Questi piccoli uomini, che di onorevole non hanno nemmeno le suole delle loro costose scarpe, già da molti anni hanno adocchiato questa Regione.
Ora due sono le mosse da compiere. Lasciare il nostro territorio nelle loro mani insanguinate o mandarli via con la coda tra le gambe. Per molti questa seconda ipotesi potrebbe essere impossibile e impraticabile.
Probabilmente un’azione congiunta potrebbe portare ad una definitiva liberazione.
I nostri territori hanno bisogno del profumo di libertà e non del puzzo, come amava dire il giudice Borsellino, del compromesso morale.

Paolo De Chiara ([email protected], http://paolodechiaraisernia.spl inder.com)

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