Cari amici delle Forche Caudine, viviamo l’intensità del Natale

Carissimi lettori,

da ragazzo come tanti ho sempre scritto la mia lettera di Natale da leggere in famiglia.

Riprendo oggi questa tradizione indirizzandola a voi corregionali residenti in Molise o in altre realtà territoriali.

Viviamo un momento storico difficile nel quale i tanti aspetti negativi di una convivenza non certo serena a livello locale e mondiale rischiano di adombrare proprio il significato e il valore del Natale, sicuramente la festività più sentita e vissuta sulla Terra perché è in ogni caso il ricordo di un evento che corrisponde a un cambiamento radicale di direzione nella vicenda storica del genere umano proprio grazie a quell’Amore divino che si incarna nel mondo.

Gli integralismi di ogni tipo, la malattia, la guerra, l’odio, la disuguaglianza, la voglia di sopraffazione, la ricerca di potere, prestigio e ricchezza crediamo siano gli ostacoli più grandi che impediscono alla nostra coscienza di ritrovare la bellezza di poter rivivere la commemorazione della nascita di Gesù di Nazareth il quale, Dio fatto uomo che si coinvolge nel mondo per chi ha fede e personaggio in ogni caso straordinario per quanto propone all’umanità anche per agnostici e atei, indica a ogni persona la via del bene che non può essere se non quella dell’amore e della condivisione.

Per i cristiani questa presenza di Dio è un’azione salvifica di liberazione così come viene sottolineato da Maria nel cantico del Magnificat contenuto nel Vangelo di Luca.

L’augurio che da cristiano faccio a me stesso e a tutti voi con grande affetto è quello di cancellare il consumismo e la banalità di momenti e simboli che hanno il rischio di togliere al Natale l’autenticità di un evento che ci pone davanti la bellezza di un Vivente senza il cui messaggio ci sentiremmo sicuramente poveri e vuoti dei tanti principi di vita che ha donato a ciascuno di noi perché riuscissimo a sconfiggere il male e a vivere costruendo la strada delle beatitudini.

Credo che in un periodo in cui si cerca il conflitto, la discordia e perfino la morte nelle numerosissime guerre disseminate sul nostro pianeta o ai confini di un’accoglienza che non si è capaci di garantire a chi fugge da ogni tipo di negazione dei diritti c’è la necessità di incontrare la figura affascinante di quel Gesù di Nazareth del quale a Natale rievochiamo la nascita.

Non sono tra quelli che negano la possibilità di associare a una ricorrenza religiosa eventi di intrattenimento capaci di rafforzare la socialità, le tradizioni culinarie per consolidare gli affetti familiari o l’idea del regalo come testimonianza di attaccamento, considerazione o amicizia, ma sarebbe bello se tutto questo potesse essere condiviso anche all’esterno delle famiglie orientando il dono soprattutto verso chi ha bisogno di comprensione, di aiuto e di amore.

Una maggiore sobrietà nella gastronomia ad esempio potrebbe permetterci di sostenere le associazioni di volontariato che si dedicano agli indigenti o le fondazioni che operano nel settore della ricerca sanitaria.

Abbiamo davvero tutti bisogno di azioni capaci di metterci in pace con una coscienza troppo spesso lontana dall’impegno per creare un orizzonte di speranza e realizzare sulla Terra la giustizia sociale con la responsabilità di cittadini attivi per diventare, secondo l’insegnamento di Gesù, “poveri in spirito, miti, dotati di fame e sete della giustizia, misericordiosi, puri di cuore, operatori di pace, perseguitati per la giustizia”.

Saranno i gesti singoli e poi gli stili di vita che ci porteranno a riconoscere il fascino e la validità del messaggio evangelico di quel Dio che ci chiamerà a sé con le parole di Matteo 25,34-40 “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.”

Buon Natale davvero a tutti voi, carissimi molisani, e, se mi è consentito, soprattutto a chi è alle prese con la sofferenza e perciò ha più bisogno di affetto.

(Umberto Berardo)

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