Caro Miur, tira fuori il 31 dicembre…

D’accordo, l’annus horribilis che si sta per eclissare, con il suo carico di patimenti globali, si sta prendendo improperi da ogni anfratto del Globo. Benché, per paradosso, la targa scientifica sul Covid-19 ce l’abbia messa proprio il povero “19”, evidentemente ricco più di asintomatici che di decessi. Ma il bisesto, si sa, è funesto per antonomasia, sconfessando le rosee previsioni di qualche oroscoparo da strapazzo per questo “ventiventi” che finisce con destinazione pattumiera.

Tra le stranezze del periodo, proprio in coda dell’anno, ce n’è una che necessita di chiarimenti: nel calendario da tavolo del Miur, acronimo del ministero dell’Università e della Ricerca, ma sarebbe più idoneo – visto il tema – chiamarlo “mistero della Ricerca”, è scomparso il giorno 31 dicembre. Dal 30 – nero su bianco – si passa direttamente al primo gennaio duemilaventuno, saltando a piè pari sia San Silvestro sia quel “Te Deum laudamus” che si recita in questo giorno per ringraziare – ahinoi – l’anno appena trascorso.

Ridda di ipotesi sul trapasso delle ultime 24 ore dell’anno: il Miur ha pensato bene di eliminare un giorno dal 2020 per non renderlo bisestile? Oppure, prevedendone l’evoluzione, ci ha voluto far grazia di un giorno in meno per l’atroce bollettino quotidiano di guerra? O ancora il titolare del dicastero, Gaetano Manfredi, tra l’altro ingegnere e quindi provetto di numeri, in linea con gli omologhi della Salute e degli Affari regionali, ha assunto la linea rigorista, eliminando alla radice i rischi di veglioni, trenini e Sambe varie?

Resta l’arcano. Ma una cosa è certa: al pari di un Gronchi rosa o della figurina di Pizzaballa o della medaglia per il traforo del Borgallo, il calendario del Miur del 2020 potrebbe diventare un cimelio da collezionisti. Chissà se con le scorte nei magazzini di viale Trastevere, il Miur potrebbe risollevare i bilanci dei nostri poveri atenei.

Articoli correlati