EMILIO BONUCCI



Nomi celebri

Abbiamo “ricostruito” le biografie di una cinquantina di persone, con origini molisane, che vantano un’ampia e riconosciuta notorietà.
Un elenco, per un territorio ancora sconosciuto qual è il Molise, che risulta importante per rispondere alla classica domanda: “Quali sono i molisani famosi?”.
Si tratta per lo più di personaggi che sono nati e si sono affermati professionalmente al di fuori della propria terra d’origine. Ma con il Molise, il più delle volte, mantengono un rapporto saldo, per quanto poco enfatizzato.


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Emilio Bonucci, attore e doppiatore, nasce a Roma nel 1948 dall’attore molisano Alberto Bonucci. Inizia a recitare, giovanissimo, già negli anni sessanta. In teatro esordisce a 21 anni, nel 1969, con “L’Orlando furioso” diretto da Luca Ronconi.
Nel corso della carriera si esibisce in vari tipi di repertorio, da Shakespeare (soprattutto negli anni settanta) a “Il malato immaginario” (1974), da “Ifigenia in Taurine” (1982) alla “Locandiera” di Goldoni (1991), fino a “La passione secondo Giovanni” (1994), “Ecuba” (1995), “Quel pasticciaccio brutto di via Merulana” (1996), “Schweyk nella seconda guerra mondiale” (1997).
Per quanto riguarda il cinema, inizia nel 1968 con una piccola parte in “Chimera” di Ettore Maria Fizzarotti con Gianni Morandi e Laura Efrikian, cui seguono, tra gli altri, “Uomini contro” (1970) di Francesco Rosi; “Corbari” (1970); “Le castagne sono buone” (1970); “Il prete sposato” (1971); “Stelle cadenti” (1972); “Canterbury proibito” (1972); “Number one” (1974); “Delitto d’autore” (1974); “Delitto d’amore” (1974) di Luigi Comencini; “Cani arrabbiati” (1974), nel ruolo del tassista; “Il cuore di mamma” (1988), nel ruolo di Giorgio; “Per tutto il tempo che ci resta” (1998) di Vincenzo Terracciano, con Ennio Fantastichino e Vincenzo Peluso; “Roma, Paris, Barcelona” (1989) di Paolo Grassini, con Giulio Scarpati; “Malesh” (1993) di Angelo Cannavacciuolo, con Ida Di Benedetto e Marina Suma; “La Venere di Willendorf” (1996); “Amare per sempre” (1998), nel ruolo del dottor Domenico Caracciolo; “Per tutto il tempo che ci resta” (1998), nel ruolo di padre Francesco Grimaldi; “Il manoscritto di Van Hecken” (1999) di Nicola De Rinaldo; “Riconciliati” (2000) di Rosalia Polizzi, nel ruolo di Nanni.
Negli anni novanta si dedica molto alla televisione, recitando in diversi film tv e fiction, tra cui “L’ingegnere ama troppo le cifre” (1989), nel ruolo di Frédéric Fargeon; “Donna” (1995); “La piovra 8” (1997) di Giacomo Battiato, nel ruolo dell’onorevole Riccardo Mascarino; “La casa bruciata” (1997) di Massimo Spano, nel ruolo di Hector; “Lui e lei” (1998) di Luciano Manuzzi, nel ruolo di Aldo Ricci; “Ultimo” (1998) di Stefano Reali, per Canale 5; “La donna del treno” (1998) di Carlo Lizzani, nel ruolo del commissario Baldi; “Fine secolo” (1999) di Gianni Lepre, nel ruolo di Walter Lombardi; “Nanà” (1999) di Alberto Negrin, nel ruolo di Fontan; “Incantesimo 4” (2001) di Alessandro Cane e Leandro Castellani, nel ruolo di Carlo Giudici; “Le inchieste del commissario Maigret: il pazzo di Bergerac”, nel ruolo del dottor Rivaud (radiofonica); “Una vita sottile” (2003), nel ruolo di Angelo Russo. Importante la sua attività di doppiatore. Tra gli attori doppiati al cinema spicca Michael Kitchen in “Mrs. Dalloway”, in tv Antonio Banderas in “Il giovane Mussolini”.

(Giampiero Castellotti)

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