DON DELILLO



Nomi celebri

Abbiamo “ricostruito” le biografie di una cinquantina di persone, con origini molisane, che vantano un’ampia e riconosciuta notorietà.
Un elenco, per un territorio ancora sconosciuto qual è il Molise, che risulta importante per rispondere alla classica domanda: “Quali sono i molisani famosi?”.
Si tratta per lo più di personaggi che sono nati e si sono affermati professionalmente al di fuori della propria terra d’origine. Ma con il Molise, il più delle volte, mantengono un rapporto saldo, per quanto poco enfatizzato.


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Don Delillo è uno dei maggiori scrittori americani.
E’ nato il 20 novembre 1936 da genitori italiani, originari di Montagano (Campobasso), anche se lui ammette di non sentirsi particolarmente legato alle sue origini italiane e molisane.
Il padre era impiegato in una compagnia di assicurazioni.
Riceve un’educazione fortemente cattolica.
Trascorre i suoi primi anni di vita in Pennsylvania. Quindi nel Bronx, vicino a Arthur Avenue, quartiere un tempo abitato quasi esclusivamente da italiani.
Compie i suoi primi studi in seminario, detestando la scuola che considera una perdita di tempo ma s’è comunque laureato in arti comunicative, trasferendosi al Greenwich Village, sempre a New York, abitato in prevalenza da artisti.
Confessa di aver amato “ogni forma di baseball immaginabile”, giocando a basket e a calcio.
Il primo lavoro è stato quello di copywriter pubblicitario, professione che non ha mai amato.
Le prime letture sono decisive per la carriera di scrittore: Faulkner, Joyce, Melville, anche se riconosce che “le influenze più notevoli non appartengono alla letteratura, bensì al cinema europeo, al jazz, all’espressionismo astratto”.
Racconta Delillo per spiegare l’inizio della sua storia letteraria: “Allora a New York si poteva vivere con poco. Io non avevo famiglia e sono campato per tre anni con i miei risparmi”.
A 29 anni, nel 1971, pubblica il primo romanzo, “Americana” (edito in Italia da Il Saggiatore nel 2000). E’ il primo successo. Protagonista è David Bell, giovane manager di una rete televisiva, inserito nei meccanismi della società newyorchese, vanitoso per la propria bellezza ma fragile in un mondo televisivo fatto di finzioni.
L’incipit: “E così arrivammo alla fine di un altro stupido e lurido anno. Le luminarie sormontavano scintillanti le porte dei negozi. I venditori di caldarroste spingevano i carretti fumanti. Di sera, la folla in strada era immensa e il fragore del traffico saliva a trasformarsi in un’ondata di piena. I Babbi Natale della Quinta Avenue scampanellavano con una delicatezza strana e quasi dolente, come a spargere sale su un taglio di carne guasta. In tutti i negozi risuonavano musichette, canti e osanna natalizi, e le trombe dell’Esercito della Salvezza diffondevano i lamenti marziali di antiche legioni cristiane. L’effetto sonoro in quel luogo e in quel momento era bizzarro, fragore di piatti e rullare di tamburi, come un rimprovero impartito a dei bambini per un peccato imperdonabile, e la gente era infastidita. Ma le ragazze erano adorabili e spensierate, entravano nei negozi più stravaganti a fare acquisti, attraversavano i tanti tramonti magnetici della sera come majorettes, alte e rosee, stringendo ai morbidi seni pacchetti avvolti in carta colorata. Il pastore tedesco del cieco continuava a dormire senza accorgersi di nulla”.
Segue “End Zone” nel 1972, libro di minore portata.
Quindi, nel 1973, “Great Jones Street” (edito in Italia da Il Saggiatore nel 1997 e dall’editrice Net nel 2004). Romanzo ambientato nel mondo del rock’n’roll con una protagonista particolare, una sostanza stupefacente, il “falcone maltese”, droga dagli effetti sconosciuti che finisce nelle mani di Bucky Wunderlich, superstar del rock, convinto di essere prigioniero della sua stessa fama. Il titolo si riferisce alla strada dov’è situato l’appartamento della ragazza del protagonista, dove lui si rifugia inutilmente per trovarvi anonimato e pace.
Delillo si comincia a dedicare ai gialli, con particolare riferimento a storie spionistiche e di servizi segreti. “Ratner’s star” è del 1976, “Players” del 1977, “Running dog” del 1978 (“Cane che corre” è stato pubblicato in Italia dall’editore Pironti di Napoli nel 1991). Nel 1982 esce in America “I nomi”, pubblicato in Italia dall’editore Pironti nel 1990 e da Einaudi nel 2004. E’ un thriller ambientato nella fine degli anni settanta, periodo della rivoluzione islamica in Iran e dei sequestri terroristici. Il protagonista, James Axton, analista di rischio per una compagnia assicurativa, deve raccogliere notizie sulla situazione geopolitica in Medio Oriente. Dal suo ufficio di Atene va a trovare la moglie e il figlio che vivono in un’isoletta dell’Egeo. Qui viene a sapere di un omicidio rituale, forse ultimo anello di una catena di delitti. Comincia a compiere indagini, seguendo le tracce di una setta. Dalla Grecia la vicenda si snoda attraverso un emozionante viaggio in Oriente.
Nel 1984 esce “Rumore bianco” (White noise), pubblicato in Italia da Einaudi. E’ il primo vero capolavoro. Affresco sull’America contemporanea, luogo privilegiato ma che non salva dai numerosi problemi sociali, dall’indifferenza, dalla nevrosi, dalla maniacalità, dal salutismo, dai riti ossessivi, dalla paura della morte. E’ ambientato in una piccola università americana, presso la quale il protagonista, Jack Gladney, insegna “studi hitleriani” e vive con la sua quarta moglie, Babette, al centro di una complicata famiglia di figli provenienti dai precedenti matrimoni di entrambi. Una vita perfetta e affettuosa. Fin quando una nube tossica prodotta da un incidente allo scalo ferroviario non costringe l’intera città ad un’evacuazione di massa, durante la quale si sviluppa il giallo familiare.
“Libra” è del 1988 (Pironti lo pubblica nel 1999 ed Einaudi nel 2000). E’ una ricostruzione a metà tra realtà e fantasia dell’assassinio di Kennedy a Dallas nel 1963. A giudizio di Delillo il delitto va inquadrato in un torbido intreccio tra Cia, Fbi e malavita organizzata legata alla mafia. Scrive il Newsday: “L’immaginazione apocalittica di Delillo affronta l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy in un racconto che lascia senza fiato”.
Nel 1991 esce “Mao II” (in Italia: Einaudi, 2003). Racconta  di uno sposalizio di massa nello Yankee Stadium (seimilacinquecento coppie) dove le vite degli individui qualunque incontrano i grandi eventi della storia, dai funerali di Khomeini al massacro di Tienanmen. “Questo romanzo è un gioiello – ha scritto Thomas Pynchon. “DeLillo ci conduce in un viaggio sconvolgente intorno alle versioni ufficiali della nostra storia quotidiana, a tutte quelle facili rassicurazioni su chi è chi. E lo fa con un occhio tanto attento e una voce così espressiva e diretta da non somigliare a nessun’altra”.
Nel 1993 l’editore Pironti pubblica “Giocatori”.
Nel 1997 esce un altro capolavoro, “Underworld” (in Italia: Einaudi, 1999), affresco di cinquant’anni di vita americana. La storia: il 3 ottobre 1951 al Polo Grounds di New York si gioca una leggendaria partita di baseball tra i Giants e i Dodgers. Della palla con cui viene battuto il fuoricampo che garantisce la vittoria del campionato ai Giants si impadronisce un ragazzino nero di Harem Cotter, Martin. Cinquant’anni dopo quella palla è in possesso di Nick Shay Costanza, dirigente dell’industria dello smaltimento dei rifiuti che nel 1951 era a sua volta ragazzino un passo più in là, nel Bronx.
“Body art” (Einaudi, 2001) racconta l’allucinazione di un’artista costretta a confrontarsi con un delirio personale, una meditazione sul tempo e sullo spazio e un viaggio dentro il mistero della creazione artistica.
L’incipit: “Il tempo sembra passare. Il mondo accade, gli attimi si svolgono, e tu ti fermi a guardare un ragno attaccato alla ragnatela. C’è una luce nitida, un senso di cose delineate con precisione, strisce di lucentezza liquida sulla baia. In una giornata chiara e luminosa dopo un temporale, quando la più piccola delle foglie cadute è trafitta di consapevolezza, tu sai con maggiore sicurezza chi sei. Nel rumore del vento tra i pini, il mondo viene alla luce, in modo irreversibile, e il ragno resta attaccato alla regnatela agitata dal vento”.
“Valparaiso” (Einaudi, 2002) racconta di un medico che si trasforma nell’oggetto di una morbosa curiosità mediatica, protagonista – suo malgrado – di una grande fiction. Romanzo sul sensazionalismo cinico dei grandi network e sulla loro superficialità.
“La stanza bianca” (Einaudi, 2003) è una disarmante pièce incentrata su una stanza d’ospedale dove medico e paziente, psichiatra e cliente si scambiano involontariamente i ruoli. Il secondo atto sembra un’altra commedia: una coppia, Gary e Lynette, in compagnia di una televisione quasi sempre accesa, sono alla ricerca dell’Arno Klein, compagnia teatrale fantasma che recita in posti e in città sempre diversi, mai in spazi convenzionali. Per un caso fortuito alcuni spettatori riescono ad assistere ad una replica degli “Arno Klein”, che però è anche il nome di uno dei reparti psichiatrici dell’ospedale del primo atto…
“Cosmopolis” (Einaudi, 2003), dedicato al suo amico Paul Auster, è incentrato sulla nostra coscienza del denaro negli anni novanta in un mix tra tecnologia e capitalismo. Il protagonista del romanzo è Eric Packer, ricco mago della finanza newyorkese che vive in una torre di 89 piani sull’Est River, un attico a tre piani arricchito di tutti i possibili congegni elettronici. Possiede una limousine bianca con il pavimento in marmo di Carrara. La storia, ambientata nel mese di aprile del 2000, racconta in particolare il viaggio del protagonista sulla limousine bianca, attraverso Manhattan, per andare a tagliarsi i capelli a Hell’s Kitchen. Pacher specula sullo yen, visita amanti, riceve minacce di morte, s’imbatte nel funerale di un famoso rapper, assiste ad un rave party all’interno di un teatro abbandonato, osserva una protesta antiglobalizzazione violentemente repressa dalla polizia.
Don Delillo conferma le capacità di saper descrivere il mondo contemporaneo con una profondità che sfiora la premonizione. “La sindrome di Packer – sottolinea lo scrittore – è il complesso di Icaro, l’essersi voluto spingere troppo vicino al sole, per eccesso di presunzione e senso di invincibilità. Con il trascorrere delle ore quest’uomo di potere avverte invece il senso immanente della sua mortalità e la forza che esercita su di lui il destino in una giornata tanto particolare, in cui rivive tutta la sua esistenza e gli avvenimenti prendono un ritmo vertiginoso”.
“In questo romanzo – confessa Delillo – mi interessava raccontare uno scontro di forze, quella che spinge il protagonista a vivere il futuro e contemporaneamente la lotta contro ciò che invece lo riporta al passato, man mano che va verso la bottega del barbiere. Non a caso, mentre guarda avanti, gioca in borsa e specula oltre persino le sue possibilità, gli tornano a galla tutte le emozioni vissute quando il padre morì d’improvviso prematuramente”. Delillo ha scritto anche testi teatrali, pezzi giornalistici e racconti. Ha pubblicato anche “Amazons” sotto lo pseudonimo di Cleo Birdwell.
E’ sposato, senza figli, vive nel New Jersey. Molto riservato, concede poche interviste e preferisce che a parlare di lui siano i suoi libri e pochi dati “ufficiali”.
Thomas Pynchon lo definisce “la voce più eloquente della letteratura americana”.
Delillo ha vinto il “National book award” nel 1985, il premio “Faulkner” nel 1991 ed il “Jerusalem Prize”. In Italia ha vinto premio “Mondello” e il premio “Baccelli”.
Il suo nome è circolato più volte come candidato al Nobel.

(Giampiero Castellotti)

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