CARLA GRAVINA



Nomi celebri

Abbiamo “ricostruito” le biografie di una cinquantina di persone, con origini molisane, che vantano un’ampia e riconosciuta notorietà.
Un elenco, per un territorio ancora sconosciuto qual è il Molise, che risulta importante per rispondere alla classica domanda: “Quali sono i molisani famosi?”.
Si tratta per lo più di personaggi che sono nati e si sono affermati professionalmente al di fuori della propria terra d’origine. Ma con il Molise, il più delle volte, mantengono un rapporto saldo, per quanto poco enfatizzato.


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Carla Gravina è nata a Gemona (Udine) il 5 maggio 1941, da padre molisano di Montagano, centro a pochi chilometri da Campobasso.
Scoperta casualmente da Lattuada, dà l’avvio alla sua lunga carriera cinematografica poco più che quindicenne in “Guendalina” del 1956. E’ però un altro grande regista, Alessandro Blasetti, a metterne in evidenzia la personalità adolescenziale in “Amore e chiacchiere” del 1957 con Vittorio De Sica e Gino Cervi.
Seguono, nel 1958: “Anche l’inferno trema” (con Franco Fabrizi), “Esterina” di Carlo Lizzani con Domenico Modugno, “Policarpo, ufficiale di scrittura” di Mario Soldati, con Peppino De Filippo, Renato Rascel e Romolo Valli e “Primo amore” di Mario Camerini, fino a due capolavori del cinema italiano: il sublime “I soliti ignoti”, sempre del 1958 e “Tutti a casa” di Luigi Comencini del 1960 (con, tra gli altri, Eduardo De Filippo e Alberto Sordi). Anche l’inizio del nuovo decennio la vede impegnata in pellicole importanti tra cui “Jovanka e le altre” con Silvana Mangano, “Un giorno da leoni” e “Scano boa”.
Apre quindi una lunga parentesi in teatro, amore che non abbandonerà mai.
Nell’edizione 1960 del Festival Shakespeariano di Verona, quando ha 19 anni, recita nel “Romeo & Giulietta” accanto a quello che diventerà il suo compagno per molti anni, da cui avrà una figlia, condividendone l’impegno politico: Gian Maria Volonté. Lavora con Giorgio Strehler e Luca Ronconi. Si cimenta con Goldoni, Euripide, Sartre, Turgeniev, Brancati (con Turi Ferro), Dorfman (“La morte e la fanciulla” con Sbragia), e naturalmente Shakespeare (“La bisbetica domata” con Pambieri). Predilige autori classici di epoca ellenistica, quali Euripide, il francese Sartre ed autori russi quali Turgeniev.
Nel 1967 torna al grande schermo con “I sette fratelli Cervi” orientandosi al filone socio-politico che prosegue con altri titoli (“Alfredo Alfredo” di Pietro Germi con Dustin Hoffman, “Il caso Pisciotta”, “Banditi a Milano” di Carlo Lizzani, in cui recita accanto a Volonté, Don Backy, Tomas Milian e Ray Lovelock, tutti del 1972).
Nel 1969 escono quattro film: “La donna invisibile” con Giovanna Ralli, “La monaca di Monza”, “Sierra maestra” e “Cuore di mamma” di Salvatore Samperi con Philippe Leroy e Beba Loncar. Nel 1972 è la volta di “Il tema di Marco” e “Senza movente” (con Jean-Louis Trintignant, Dominique Sanda), l’anno dopo recita ne “L’idolo della città” (con Marcello Mastroianni), “Tony Arzenta” di Duccio Tessari (con Alain Delon) e “L’erede” (con Jean-Paul Belmondo).
Nel 1974 sciocca il pubblico interpretando il ruolo dell’indemoniata Ippolita ne “L’Anticristo”. Dello stesso anno sono “Il gioco della verità”, “Tutta una vita” (con Gilbert Bécaud). “Il figlio del gangster” è del 1976 (con Alain Delon), “Maternale” del 1978.
Nel 1980 si aggiudica la Palma d’oro a Cannes come migliore attrice non protagonista per “La terrazza” di Ettore Scola con Gassman, Tognazzi, Mastroianni e Trintignant.
Nel 1982 esce “Amiche mie”, nel 1984 è la volta di “Mon Ami Washington” mentre “I giorni del commissario Ambrosio” è del 1988. Nel 1993 al festival di Montreal viene premiata come migliore attrice per “Il lungo silenzio” di Margarethe Von Trotta (con Alida Valli e Ottavia Piccolo).
Non disdegna la televisione: valletta ne “Il Musichiere”, protagonista ne “I fratelli Karamazov”, presente ne “Il tenente Sheridan” e in “Nero Wolf”, Lucia ne “Il segno del comando” di Daniele D’Anza, accanto a Ugo Pagliai. La Gravina ha legato il suo nome anche al mondo pubblicitario: è lei la prima “ragazza del ponte” della celebre gomma da masticare “Brooklyn” con il commento sonoro dei Led Zeppelin.

(Giampiero Castellotti)

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