TOQUINHO



Nomi celebri

Abbiamo “ricostruito” le biografie di una cinquantina di persone, con origini molisane, che vantano un’ampia e riconosciuta notorietà.
Un elenco, per un territorio ancora sconosciuto qual è il Molise, che risulta importante per rispondere alla classica domanda: “Quali sono i molisani famosi?”.
Si tratta per lo più di personaggi che sono nati e si sono affermati professionalmente al di fuori della propria terra d’origine. Ma con il Molise, il più delle volte, mantengono un rapporto saldo, per quanto poco enfatizzato.


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Le sue origini molisane risalgono a due generazioni fa, ma hanno ugualmente contribuito ad infondergli quella genuinità e spontaneità di spirito che peraltro ben si accordano con la schietta mentalità brasiliana. Stiamo parlando di Antonio Pecci, in arte Toquinho, il grande artista brasiliano che da anni sta facendoci assaporare ventate di ritmi e colori, misti a dolcezza e melodiosità.
Lo andiamo a trovare a Roma, al Teatro Olimpico, durante le prove di un concerto. Ammette sconsolato di sapere ben poco dei suoi nonni che alla fine del secolo scorso, armi e bagagli, partirono da Toro, in provincia di Campobasso, alla volta del Brasile in cerca di fortuna. Un tentativo di ricerca del nucleo familiare in effetti c’è stato da parte di Toquinho, ma il sovrannumero di Pecci che popolano l’elenco telefonico del capoluogo molisano l’hanno purtroppo fatto desistere. Almeno così dice. Le sue origini italiane non risulteranno vane, dal momento che gli permetteranno la conquista del nostro passaporto. Nonostante il clima di estrema liberalità in cui è stato allevato.
Toquinho è cresciuto come un uomo equilibrato e tranquillo la cui vita può definirsi all’insegna di una mistione tra realtà e fantasia; il vivere quotidiano è tedioso, e soltanto un pizzico di creatività può salvarla dall’opprimente grigiore. Noi siamo al mondo per uno strano scherzo del destino, afferma il cantante; l’unica nostra certezza è quella di dover morire; niente e nessuno può offrire un motivo valido alla nostra esistenza, e la religione stessa non è altro che un appiglio per soddisfare desiderio inconscio di verità. Libertà: è questo il punto focale intorno al quale la vita di ogni uomo dovrebbe approdare, mediante la coltivazione dei buoni sentimenti, d’amore e d’amicizia, mediante un dialogo continuo con sé stessi ed un raffronto con le proprie possibilità, agendo però senza mai contravvenire ad un elemento essenziale: il rispetto per il prossimo.
Potremmo definire Toquinho un filosofo, cultore delle piccole, buone e semplici cose, anche se egli ritiene che tale epiteto sia meglio attribuibile al grande amico Vinicius de Moraes cui è stato legato per tanti anni da un sodalizio artistico veramente indovinato. Le luci nella sala del Teatro Olimpico si stanno intanto spegnendo; solo il palco rimane illuminato; la scena è piuttosto scarna, ridotta all’essenziale, in modo che nessun orpello risulti motivo di distrazione da interporre fra il cantante e il suo pubblico. E Toquinho è là, con la sua fedele chitarra, quasi fosse capitato casualmente in casa di amici ed invitato quindi ad accennare qualche nota. I suoi virtuosismi non fanno altro che scaldare quel clima, già di per sé familiare; ma sé, lasciamoci pure trasportare da quel ritmo ora pacato e melodioso, ora più incalzante, immergiamoci nella tenerezza, nell’allegria, delle sue canzoni che si presentano proprio come tanti acquarelli, perché tutti noi abbiamo bisogno di un pò di calore nella nostra vita.

(Paola De Sanctis)

© Forche Caudine – Vietata la riproduzione

In basso: una recente foto di Toquinho effettuata durante l’incontro del cantautore brasiliano con i vertici dell’associazione “Forche Caudine” a Roma. 

 

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