LUCIANO LEMBO



Altri protagonisti

Oltre ai “nomi più celebri” (raccolti nella sezione precedente), esistono tantissime persone d’origine molisana che si sono fatte onore nel proprio ambito. A loro abbiamo pensato (e intendiamo onorare), dando vita a questa sezione.
Essendo, però, davvero numerose le persone d’origine molisana sparse per il mondo, risulta difficile comporre una galleria sintetica di “protagonisti”.
L’elenco, pertanto, diviso nelle sottovoci “Italia” ed “Estero”, vuole essere puramente esemplificativo, ovviamente aperto ad ulteriori segnalazioni.


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Luciano Lembo, cabarettista, nasce a Roma da una famiglia di Sant’Elena Sannita (Isernia), paese molisano celebre per aver dato i natali a centinaia di profumieri della Capitale, i più ex arrotini. Una storia umana e professionale unica e meritoria.
Anche Luciano non è da meno: il padre gestisce una profumeria e lui contribuisce attivamente al successo del negozio di famiglia. Prima sulla Prenestina, quindi a corso Vittorio Emanuele, nel Centro storico.
Già da piccolo, però, è un vulcano; ogni domenica organizza uno spettacolo tra le pareti domestiche in cui invita i numerosi parenti. E l’estate, a Sant’Elena Sannita, è uno degli animatori delle serate.
A venticinque anni diviene animatore in alcuni villaggi turistici. Le migliori esperienze le compie nell’isola di Lampedusa, dove trascorre tre estati molto formative. Sperimenta le prime imitazioni, mette a punto i primi testi, modula il rapporto con il pubblico.
A trent’anni entra a far parte della famiglia del “Gildo cabaret”, storico locale della Capitale, dove sono passati i più grandi attori dell’ultima generazione di cabarettisti. Il debutto è significativo: sostituisce l’ormai lanciatissimo Teo Mammucari.
Nel 1995 partecipa a “Beato tra le donne” in qualità di imitatore. L’anno successivo è nel cast del varietà comico “Excalibur”condotto da Teo Mammucari. Nel 1998 è impegnato nel “Lion’s Network”condotto da Adriana Volpe, in onda su Tele Montecarlo. L’anno dopo è finalista a “La sai l’ultima?”. Partecipa, come attore, alla soap-opera “Un posto al sole”. Fa parte del gruppo “Ultracomici”, cast d’attori comici che si esibisce in vari teatri d’Italia.
Il momento di maggiore notorietà nel 2002, quando l’esilarante imitazione di Robert De Niro, suo cavallo di battaglia, tra l’altro d’origine molisana come lui, anima il programma di Raiuno “Si’ sì, è proprio lui” condotto in prima serata da Luisa Corna. Lembo, nell’occasione, manda un saluto agli amici di Sant’Elena Sannita, dedica fatta davanti a cinque milioni di telespettatori. Nella gara tra gli artisti giunge secondo.
Imitatore (Maurizio Costanzo, Lucio Dalla tra i suoi personaggi più riusciti), presentatore, cantante, poeta, cabarettista, showman a 360 gradi, Lembo affronta palcoscenici di ogni genere, da quelli delle Feste dell’Unità alle feste patronali in Calabria, nella marchigiana Grottammare o a Santa Maria delle Mole, alle porte di Roma, fino a presentare il Derby del cuore nella Capitale o a partecipare alla “Notte sotto le stelle” di piazza Vittorio.
“Io gioco molto col pubblico – racconta – e mi diverto a prendere in giro tutto il sistema che rende mito un personaggio, agli occhi di chi magari è più debole e ha bisogno di quel mito. Io cerco di sfatare questo tipo di situazioni, perché in ognuno di noi c’è un mito e bisogna riconoscerlo. Ma non negli altri: in noi stessi”.
Lembo ha una sensibilità tutta particolare che emerge nelle sue poesie, molte scritte in dialetto romanesco (con il molisano non s’è mai cimentato). Racconta un aneddoto: “Mi è successa una cosa con un bambino romano. Mio padre ha un negozio a corso Vittorio e io a Campo de Fiori compro la frutta. Io gli ho offerto un’arancia. E la mamma: ‘Come si dice al signore?’. E lui: ‘Che, me la sbucci?’. I ragazzini romani so’ così. So’ un po’ coatti. Ecco io prendo queste scenette, che sono scenette di tutti i giorni, e le porto sul palco”.
Luciano ama ripetere una frase di una canzone di Claudio Baglioni: “Non smettere di trasmettere”. Cioè sentirsi vivi, sempre. E forse non prendersi mai troppo sul serio.

(Giampiero Castellotti)

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