GAETANO SCARDOCCHIA



Altri protagonisti

Oltre ai “nomi più celebri” (raccolti nella sezione precedente), esistono tantissime persone d’origine molisana che si sono fatte onore nel proprio ambito. A loro abbiamo pensato (e intendiamo onorare), dando vita a questa sezione.
Essendo, però, davvero numerose le persone d’origine molisana sparse per il mondo, risulta difficile comporre una galleria sintetica di “protagonisti”.
L’elenco, pertanto, diviso nelle sottovoci “Italia” ed “Estero”, vuole essere puramente esemplificativo, ovviamente aperto ad ulteriori segnalazioni.


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Gaetano Scardocchia, uno dei più grandi giornalisti italiani, è nato a Campobasso nel 1937 ed è morto il 17 novembre 1993 a New York. Inviato e corrispondente dall’estero per grandi giornali, come “Il Giorno”, “Il Corriere della Sera”, “La Repubblica” e “La Stampa”, di cui è stato direttore dal 1986 al 1990.
“Se oggi in un film si dovesse rappresentare la figura ideale di un giornalista contemporaneo, credo che lo sceneggiatore cercherebbe di dotare il personaggio di queste qualità: cerca le fonti, conosce l’argomento, non si dà pace finché non ne sa di più, è capace di collegare la cosa di cui diventa specialista con un orizzonte più vasto – scrive Furio Colombo a ricordo di Scardocchia in un articolo pubblicato su “Altro Molise”.
E continua: “Su quell’orizzonte senza pretendere di sapere tutto ha un punto di vista netto e nello stesso tempo aperto a nuove questioni, nuovi dubbi, nuove ricerche. Ha delle persuasioni profonde ma non le mette mai intorno a sé come uno scudo. Piuttosto sono porte aperte alle persuasioni degli altri. Che però vengono esaminate con cura, messe a confronto con i dati. E sempre attribuite a fonti precise, in modo che niente resti confuso e in sospeso. Niente rimanga ambiguo e non passino suggerimenti impliciti e celati, per sostenere una o l’altra versione dei fatti. In questo film si direbbe che la figura ideale di giornalista è qualcuno con i piedi per terra, tenacemente legato ai fatti e capace dell’arte rarissima di illuminarli senza deformarli. Qualcuno in grado, cioè, di consegnare ai lettori una scrupolosa narrazione di qualcosa che è accaduto, immersa in un paesaggio che il lettore riconosce perché vero, e nel quale si orienta perché scrupolosamente e rispettosamente guidato.
Mi direte che si tratta di un’immagine troppo idealizzata e dunque impossibile. Mi direte che, in un mondo in cui l’informazione è merce, e dunque ha un valore di vendita che rischia di essere più forte del valore morale, è impossibile che esista un professionista delle notizie come quello che ho descritto. Vi risponderò che mi sono ispirato a una figura vera, qualcuno realmente esistito, qualcuno che ha lasciato segno e memoria nella parte nobile del giornalismo italiano. E’ stato un amico, una guida, il direttore del giornale per cui scrivevo. Il giornale era La Stampa. Il direttore era Gaetano Scardocchia. E queste che vi ho detto sono le ragioni per cui chi ha lavorato con lui non vuole dimenticarlo”.
Gianni Riotta, uno dei più bravi corrispondenti dagli Stati Uniti, racconta che una volta l‘avvocato Gianni Agnelli, grande reclutatore di giornalisti, gli parlò di Gaetano Scardocchia in questi termini: “Da ex direttore de La Stampa girava l’America con l’umiltà di un reporter: il migliore”.
A dieci anni dalla scomparsa, viene pubblicato dalla Provincia e dal Comune di Campobasso il volume “Gaetano Scardocchia, lezioni di giornalismo. Gli scritti, le idee di un grande cronista”, curato da un altro bravo giornalista molisano, Giuseppe Tabasso. La pubblicazione comprende un profilo biografico e un’ampia raccolta tematica di articoli, editoriali e reportages. La scelta degli scritti – come spiega l’autore nella prefazione – è caduta su quelli che contengono riferimenti alla storia più recente, che contribuiscono alla comprensione della politica internazionale e che costituiscono un vero e proprio modello giornalistico per rigore di analisi senza veli ideologici, per chiarezza di linguaggio, per “ingegneria” di racconto e per uno stile asciutto, privo di tentazioni e civetterie letterarie.

(Giampiero Castellotti)

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