CARLO MONTUORI



Altri protagonisti

Oltre ai “nomi più celebri” (raccolti nella sezione precedente), esistono tantissime persone d’origine molisana che si sono fatte onore nel proprio ambito. A loro abbiamo pensato (e intendiamo onorare), dando vita a questa sezione.
Essendo, però, davvero numerose le persone d’origine molisana sparse per il mondo, risulta difficile comporre una galleria sintetica di “protagonisti”.
L’elenco, pertanto, diviso nelle sottovoci “Italia” ed “Estero”, vuole essere puramente esemplificativo, ovviamente aperto ad ulteriori segnalazioni.


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Carlo Montuori, uno dei maggiori direttori della fotografia nel cinema italiano, nasce – insieme ad undici fratelli – il 3 agosto 1885 a Casacalenda (Campobasso), figlio di un preside e di una maestra elementare. A dodici anni è già a Milano, ospite dello zio Pietro Antonio, pittore e fotografo.
Frequenta l’Accademia di Brera e contemporaneamente impara dallo zio i segreti del mestiere.
Dal 1912 è allievo del fotografo Luca Comerio, titolare della futura Milano Film. Montuori di fatto inventa l’illuminazione artificiale nel mondo cinematografico. Costruisce i primi proiettori di luce collocando archi voltaici dentro bidoni o imbuti di latta per dirigere il fascio luminoso.
Già dal 1913 Montuori firma le immagini dei film di Gallone e Genina, quindi è operatore di guerra al servizio della Marina. Tra i primi film: “La fuga degli amanti” (1913), “Il portafoglio rosso” (1914), “Il rubino del destino” (1914), “La corsa dell’abisso” (1914), “La doppia ferita” (1914), “L’ultimo travestimento” (1915), “Mezzanotte” (1915), “Il re, le torri gli alfieri” (1916), “Il sopravvissuto” (1916), “La morte del duca d’Ofena” (1916), “La signora ciclone” (1916), “La vita dolorosa” (1919), “Redenzione” (1919), “Forse che si forse che no” (1920), “I Borgia” (1920), “La mirabile visione” (1921), “Saracinesca” (1921), “Dante nella vita e nei tempi suoi” (1922).
Dal 1923 è a Firenze, dove lavora alla Vis, quindi dal 1925 è a Roma, fotografo di scena del mitico “Ben Hur”. I produttori del film, constatata la sua bravura, lo vorrebbero portare ad Hollywood ma lui vuole rimanere con la sua famiglia in Italia.
Negli anni a seguire firma: “Marco Visconti” (1925), “Garibaldi e i suoi tempi” (1926), “Addio giovinezza” (1927), “La sperduta di Allah” (1928), “Myrian” (1929), “Sole” (1929).
Nel 1930 è assunto come capo-operatore alla Cines di Stefano Pittalunga.
Degli anni trenta sono: “Arietta antica” (1930), “Donne alla fonte” (1930), “Fantasia di bambole” (1930), “Nerone” (1930), “L’ultimo lord” (1931), “L’uomo dall’artiglio” (1931), “La scala” (1931), “Medico per forza” (1931), “Patatrac” (1931), “Resurrectio” (1931), “Terra madre” (1931), “L’armata azzurra” (1932), “La tavola dei poveri” (1932), “Non sono gelosa” (1932), “Il trattato scomparso” (1933), “L’impiegata di papà” (1933), “Il signore desidera?” (1933), “La borsa o la vita” (1933), “Un cattivo soggetto” (1933), “Voce lontana” (1933), “Frutto acerbo” (1934), “L’eredità dello zio buonanima” (1934), “L’ultimo dei Bergerac” (1934), “Luci sommerse” (1934), “Seconda B” (1934), “Stadio” (1934), “Tempo massimo” (1934), “Amo te sola” (1935), “Darò un milione” (1935), “La freccia d’oro” (1935), “La danza delle lancette” (1936), “Pensaci Giacomino!” (1936), “Trenta secondi d’amore” (1936).
Nel 1936, con la nascita di Cinecittà, Montuori è assunto come capo-operatore a 3 mila lire mensili e 15 mila lire per ogni film realizzato. Lavora con Alessandrini, Blasetti, Poggioli, Soldati, Trenker.
Negli anni a seguire cura la fotografia per: “Felicita Colombo” (1937), “Gatta ci cova” (1937), “Il feroce saladino” (1937), “I condottieri” (1937), “La fossa degli angeli” (1937), “Lasciate ogni speranza” (1937), “Hanno rapito un uomo” (1938), “L’allegro cantante” (1938), “L’amor mio non muore…” (1938), “L’ha fatto una signora” (1938), “Mia moglie si diverte”(1938), “Nonna felicità” (1938), “Orgoglio” (1938), “Per uomini soli” (1938), “Bionda sottochiave” (1939), “Eravamo sette vedove” (1939), “Frenesia” (1939), “Trappola d’amore” (1939), “Tutto per la donna” (1939), “Amore di ussaro” (1940), “Don Pasquale” (1940), “L’uomo del romanzo” (1940), “La nascita di Salomè” (1940), “Anime in tumulto” (1941), “I pirati della Malesia” (1941), “L’amore canta” (1941), “Piccolo mondo antico” (1941), “Sancta Maria” (1941), “Sissignora” (1941), “Gente dell’aria” (1942), “La bella addormentata” (1942), “La fabbrica dell’imprevisto” (1942), “Morte civile” (1942), “Via delle cinque lune (1942), “Addio amore” (1943), “Enrico IV” (1943), “Non sono superstizioso… ma! (1943), “Tutta la vita in 24 ore” (1943), “La contessa Castiglione” (1944), “Il sole di Montecassino” (1945), “Partenza ore sette” (1945), “Pronto chi parla?” (1945).
Subito dopo la guerra, con la nascita del neorealismo, Montuori firma molti capolavori del cinema italiano. Tra i tanti ricordiamo “Circo equestre Za bum” (1945), “Ladri di biciclette” (1948), “Anni difficili” (1948), “Patto col diavolo” (1948), “Mamma mia che impressione!” (1951), “Signori in carrozza” (1951), “Gli uomini, che mascalzoni!” (1953), “Saluti e baci” (1953), “L’oro di Napoli” (1954), “Pane, amore e gelosia” (1954), “Un americano a Roma” (1954), “Il segno di Venere” (1955), “Gli incensurati” (1961).
La collaborazione più stretta è quella con Vittorio De Sica. Ma è amico anche di Alberto Sordi, il quale lo chiama bonariamente “Brontolo”, dicendogli che gli ricorda suo padre.
Sono comunque numerosi i film cui partecipa come direttore della fotografia a cavallo tra gli anni quaranta e cinquanta. Ecco l’elenco dettagliato: “Albergo luna, camera 34” (1946), “La primula bianca” (1946), “Mio figlio professore” (1946), “Umanità” (1946), “Vivere in pace” (1946), “Amanti senza amore” (1947), “Cuore” (1947), “Gioventù perduta” (1947), “Il corriere del re” (1947), “Il passatore” (1947), “Anselmo ha fretta” (1949), “Campane a martello” (1949), “Il falco rosso” (1949), “La portatrice di pane” (1949), “La sposa non può attendere” (1949), “Cuori senza frontiere” (1950), “Il capitano nero” (1950), “E’ più facile che un cammello…” (1950), “Altri tempi” (1951), “La città si difende” (1951), “Il tenente Giorgio” (1952), “La nemica” (1952), “Wanda la peccatrice” (1952), “Canzone appassionata” (1953), “La fiammata” (1953), “Prima di sera” (1953), “Via Padova, 46” (1953), “Gli ultimi cinque minuti” (1955), “La ragazza di via Veneto” (1955), “Il tetto” (1956), “L’uomo dai calzoni corti” (1958), “I ragazzi del juke box” (1959), “Terrore della maschera rossa” (1959).
Montuori lavora fino al 1965. Muore a 83 anni il 18 marzo 1968 a Roma. Il figlio Mario, già suo assistente, continua l’attività del padre, collaborando con registi del calibro di Lattuada, Pontecorvo e Rossellini. Oggi vive vicino Roma e fa il pittore. La famiglia Montuori ha però lasciato il Molise nei ricordi, rompendo i legami con Casacalenda.

(Giampiero Castellotti)

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