Questa mattina sono arrivato presto in azienda e per dare il buon esempio ai miei dipendenti ho postato la mia posizione su Facebook con la foto dei documenti su cui sto lavorando. Alle 12 avrò un importante meeting che aggiungerò alle mie attività su LinkedIn. Pasto veloce al mio “solito posto” e foto di quei deliziosi gamberetti. Fine lavoro e via: il mio personal mi aspetta. Corsetta guidata dall’app che monitora i miei spostamenti e i chilometri percorsi e arrivo finalmente al campo di golf. Foto di rito su Instagram. Cena in famiglia e “la mia giornata” con video divertente per TikTok, i ragazzi lo amano tanto.
Potrebbe sembrare il racconto standard di una giornata tipo di un uomo medio italiano, in realtà è stato lo stesso protagonista a svelare la propria identità digitale, fornendo dettagli, posizioni, luoghi che frequenta, informazioni delle persone con cui lavora e addirittura sui suoi figli.
«Questi dati nel momento in cui entrano in rete non possono più uscire, restano intrappolati in un sistema a disposizione di chiunque, malintenzionati compresi– spiega Claudio Zamarion, responsabile Area Content Media Digital Trust di Soft Strategy Group. “I danni del web spesso sono irreversibili, a questo si deve pensare quando si introduce su internet anche quella che può sembrare una foto e null’altro. Bisogna usare i social network in maniera responsabile e pensare che stiamo consapevolmente esponendo delle informazioni che riguardano la nostra identità digitale, oltre che mostrare semplicemente il meeting al quale si sto partecipando. La prevenzione è fondamentale».
Le tecnologie digitali e internet creano nuovi modi e forme di comunicazione, condivisione della conoscenza, intrattenimento, studio, fare amicizia ed esperienze, ma d’altra parte amplificano l’esposizione ai rischi dell’Identità Digitale con cui tutti ci presentiamo nel mondo digitale e connesso: i danni conseguenti però non sono limitati alla sfera virtuale, ma impattano anche la sfera personale, familiare, reputazionale ed economica o aziendale. L’Identità Digitale è la nostra identità. Esponendola incautamente la mettiamo a rischio insieme al resto delle attività che interessano la nostra sfera: famiglia, lavoro, azienda.
«Si pensi al caso di un’azienda italiana già in difficoltà operativa causa Covid19 – spiega Alessandro Rossetti, Intelligence Team Leader in Soft Strategy- che subisce anche un attacco reputazionale o una campagna di disinformazione legata ad un proprio prodotto, con ulteriore danno aggiunto. Ad esempio, in questo caso, la crisi reputazionale si aggiungerebbe alla crisi operativa, che in questo momento più che mai va assolutamente evitata. Gli interventi da mettere in atto sono: gestione delle crisi reputazionale, recovery da incidenti reputazionali, monitoraggio e garanzia del ritorno alla normale reputazione, analisi di chi mette in moto gli attacchi reputazionali».
I rischi e i danni sono tanto più eclatanti, quanto più è attrattiva la vittima di un criminale, ad esempio: imprenditori, top manager e altre key people delle nostre aziende. E tutto questo è purtroppo un rischio in aumento continuo in questi tempi in cui siamo tutti sempre connessi, l’assuefazione da digitale aumenta e il livello di attenzione ai rischi diminuisce.