Covid, inaccettabile il numero dei decessi

Il ritornello “Andrà tutto bene”, ormai consumato dalla logorante estensione del tempo della pandemia, mal si accorda con il venir meno dell’unico elemento vincente di questi strani giorni perché tutto vada bene: la pazienza. In sostanza avremmo dovuto imparare la lezione: ogni slancio verso imprudenti aperture, verso il classico “libera tutti”, verso la riconquista di un’illusoria normalità, spesso costituisce un boomerang facendoci ripiombare in una condizione di accentuata emergenza. Siamo stanchi, è vero: ma allentare la presa non aiuta di certo.

All’estero, dove tra l’altro le intemperanze di piazza contro le chiusure sono ben più rilevanti rispetto a quelle nel nostro Paese, non ci pensano due volte nel mantenere una certa rigidità nelle decisioni. Le chiusure sono state inflessibili e hanno avuto esiti positivi nell’allentare le curve e le ospedalizzazioni.

C’è un dato emblematico in questa differenza: quello sui decessi medi, Ebbene, mentre nell’ultima settimana il Regno Unito ha registrato otto decessi ogni milione di residenti (grazie soprattutto alla campagna avanzata di vaccinazione), la Germania 15 e la Francia 26, l’Italia ne ha avuto ben 48.

L’Italia è attualmente al secondo posto in Europa per numero di decessi da Covid (oltre 107mila) e purtroppo da mesi registra tra i 300 e i 500 morti al giorno. Solo il Regno Unito ne ha avuti più di noi (126mila). Ma in questa triste classifica la forbice tra noi e i britannici si sta restringendo e non è escluso che tra un paio di mesi possa esserci l’amaro sorpasso.

Insomma, ogni ragionamento sul Covid dovrebbe tener conto principalmente di questo dato dei decessi. Prima di parlare di “estate radiosa”, come fa qualche ministro, sarebbe il caso di concentrarsi innanzitutto su un presente macchiato da questa ingiustificabile ecatombe.

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