Covid, l’onda si rialza e la politica che fa?

Per l’ottava giornata consecutiva il numero delle terapie intensive è tornato a crescere a livello nazionale. Lievita anche il numero dei ricoverati. I dati dei nuovi contagiati hanno raggiunto quota 20mila. Sembra di essere tornati ad inizio ottobre, quando in pochi giorni i numeri dei contagi sono raddoppiati. Se il numero delle vittime del Covid è mediamente calato rispetto a qualche settimana fa (circa 300 rispetto a 500), è altrettanto prevedibile che riempendo nuovamente ospedali e terapie intensive, i decessi aumenteranno nelle prossime settimane.

Sappiamo che un po’ di luce in fondo al tunnel c’è, garantita dai vaccini. Che, però, non arrivano nei numeri sperati. Siamo a 100mila vaccinazioni medie al giorno rispetto ad un’esigenza superiore di cinque volte, almeno 500mila. D’accordo sulla luce, ma intanto, con il buio più fitto, cosa si fa? Si contano i morti? Dobbiamo aspettare i 100mila decessi globali, tra appena qualche giorno, per renderci conto dell’ecatombe in corso e versare lacrime di circostanza o commemorazioni dense di retorica?

Mentre alcuni pifferai magici alla guida di formazioni politiche, in cerca di facile consenso, parlano addirittura di riaperture, bisognerebbe innanzitutto richiudere le scuole superiori in presenza per “raffreddare” i dati, tenendo presente che ogni provvedimento del genere ha purtroppo effetto non prima di tre-quattro settimane. Anche perché l’alternativa del lockdown seminerebbe ulteriore fame in giro: meglio i ragazzi a casa, comunque in Dad, o una povertà ulteriormente diffusa?

Forse prima dell’estate la situazione tenderà a migliorare grazie all’aumento delle vaccinazioni (e ad oltre tre milioni di immunizzati, dopo essere stati contagiati). Conviene allora fare qualche altro sacrificio con le scuole, favorendo l’avvicinamento alla fuoriuscita dal tunnel. Fatti, non chiacchiere.

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