Covid, preoccupa il problema “varianti”

La cancelliera tedesca Angela Merkel è certamente una delle migliori statiste al mondo. Ed è anche una scienziata. Nella sua dichiarazione di ieri al Bundestag ha suonato un campanello d’allarme sulle varianti del Covid, avvertendo che ci potrebbero essere “effetti catastrofici sui sistemi sanitari”. Precisando che “ancora non tutto è stato studiato a fondo”, ha detto che “faremmo bene a non dubitare delle valutazioni degli esperti nel Paese e all’estero, quando ci spiegano che tutte e tre le varianti sono molto più aggressive, e dunque più contagiose, del virus originario”.

Più aggressive significa innanzitutto più contagiati e quindi più ricoverati, più terapie intensive e più decessi. Inoltre si teme che anche chi ha già avuto la malattia possa essere nuovamente contagiato dalle varianti più pericolose.

Non è catastrofismo, ma realismo. Non a caso la Germania, pur avendo una situazione sanitaria non drammatica, ha esteso il lungo lockdown fino al 7 marzo, con qualche alleggerimento nelle aree in cui si è scesi a 35 nuove infezioni su 100 mila abitanti nei sette giorni.

In Italia i dati più realistici sono quelli dei ricoverati, che per fortuna registrano da settimane una lentissima decrescita, seppur non dappertutto. Il numero dei nuovi contagiati, viceversa, risente di “quanto poco li stiamo cercando”: con pochi tamponi effettuati quotidianamente, la cifra è bugiarda. Nonostante ciò, ad oggi, abbiamo ancora ufficialmente 410mila persone positive, senza contare gli asintomatici che sfuggono ai conteggi.

Forzare la mano in questa situazione, attraverso nuovi allentamenti, non è prudente: dove le scuole sono state riaperte prima (11 gennaio), i contagi stanno aumentando sensibilmente (vedi Abruzzo – 50 ricoverati in più dall’11 gennaio – e Toscana, quest’ultima tornerà arancione dalla prossima settimana); riaprire palestre, piste da sci e altre strutture è davvero indispensabile?

L’equilibrio tra salute ed economia non è facile. Ma ricreare le condizioni, come ammonisce la Merkel, per far ripiombare gli ospedali in sofferenza equivale a darsi la zappa sui piedi anche in ambito economico: nuove necessarie chiusure, dettate dalla situazione sanitaria, accentuerebbero una crisi economica sempre più drammatica.

Il nuovo governo dovrà porre in cima all’agenda la campagna vaccinale. Occorrono più vaccini per raggiungere al più presto quell’immunità di gregge, unica condizione per tornare realmente alla normalità. Israele è l’esempio.

(Domenico Mamone)

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