Dalla caduta del muro a Trump e Putin

Il 9 novembre 1989 con la caduta del muro di Berlino ci fu il crollo dell’Urss con la conseguente perdita di quasi tutti i paesi conquistati alla fine della Seconda guerra mondiale. Fu, si scrisse, la fine del comunismo e il trionfo della democrazia di stampo occidentale. Oggi un altro “muro” è crollato: quello occidentale. Dopo 35 anni, le parti si sono invertite. Vladimir Putin esulta, e a ragione. È diventato il “simbolo” di un riscatto atteso per anni e che ha visto un occidente votato ad una progressiva perdita di valori quali la democrazia, la libertà, la giustizia e i diritti dei ceti più deboli.

La comunità europea si è impantanata nella sua incapacità di costruire una società coesa e fedele ai suoi principi fondanti: dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur. Oggi appare sempre più evidente il “fastidio” che i popoli avvertono per una democrazia che “predica bene e razzola male” tanto che molti non vanno più a votare e si ritirano sull’Aventino. Oggi votare non ha più senso perché non produce nulla se non generando false speranze.

Si invoca da più parti una guida forte che, purtroppo, solo una dittatura può garantire. È triste doverlo constatare ma è nei fatti. Le stesse parole che erano sulla bocca dei nostri padri come libertà, giustizia, equa redistribuzione delle risorse, una democrazia partecipata, sono cadute nell’oblio. Oggi i leader più gettonati sono quelli che fanno uccidere i loro avversari, che non riconoscono l’indipendenza della magistratura, sono pronti a scatenare una guerra se il vicino si ribella ai loro poteri e considerano libertà quella dell’arbitrio e della violenza contro gli oppositori. Lo vediamo chiaramente ai giorni nostri con le due guerre scatenate in Ucraina e in Medio Oriente.

La stessa Onu, creata nel tentativo di evitare il ripetersi di una terza guerra mondiale, dopo le due sempre più cruente e distruttive, oggi non è più capace d’imporsi.

Oggi, sia pure nel nostro piccolo, lo constatiamo anche in Italia dove il chiacchierio delle opposizioni diventa quello della “lite in casa” tra i vari galletti del pollaio per accrescere la loro influenza a scapito dell’altro compagno di cordata. Il governo della destra in carica, invece, per quanto possa essere insoddisfacente nel proprio operato dispone di un’arma di consenso invincibile: ha una coalizione un po’ indisciplinata ma coesa nel difendere la stabilità e la tenuta della sua maggioranza. E per l’opinione pubblica è quanto basta per dar loro fiducia a prescindere. Parole come democrazia, libertà, giustizia ecc. sono diventate desuete. Se ne parla ma sempre più si riduce il numero dei credenti. Sono le parole che hanno le ali per volare ma non per atterrare.

(Riccardo Alfonso, molisano, direttore centro studi politici ed economici della Fidest)

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