
Le bocche dei cannoni
tornano a infuocarsi.
Le bocche dei coioti
tornano a infervorarsi.
Le vampe dei missili
che esplodono
con furia ossessiva
arroventano l’aria
e il respiro per sempre
tolgono a chi, da fuoco
accecante, è stato divorato
all’istante. Guerra perfida.
Nessuna pietà per i vivi
e per i morti sepolti
sotto coltri di macerie.
La guerra ha le sue leggi,
i suoi codici nefasti,
scritti con l’inchiostro nero
agghiacciante del terrore,
che cavalca fiamme d’inferno
e apre varchi di desolazione
ove il suo spirito folle,
satanico, è in progressione.
Decimo giorno di guerra
nella martoriata Ucraina.
La belva, nel covo d’oro,
nel fasto di vivi splendori,
si rallegra dinanzi a immagini
di case e palazzi sventrati,
arsi come querce secolari
al fuoco incessante di fulmini
inviati da un dio bruto, irato,
che odia il rigoglio della Natura
e gli umani assertori della pace.
E la belva di tanto strazio si compiace.
Antonio Crecchia