Domenico Iannacone, bandiera del Molise

Sventurata la terra che ha bisogno di eroi, diceva Bertolt Brecht. Il Molise non necessita di eroi, ma di persone perbene. Esseri “umanissimi” che alimentino la speranza nel futuro. Perché la situazione economica e sociale della regione è sempre più dolorosa. Ogni anno si registra la drammatica conta del dissanguamento demografico. I pensionati restano, i giovani scappano. Lo sconforto dei cittadini è crescente a fronte del lavoro che non si trova più, di una sanità al collasso, di servizi pubblici e privati sempre meno efficienti. Si vive in una sorta di limbo, di sospensione, di precarizzazione dilagante.

Non può, quindi, essere soltanto la presenza di una casa di famiglia, di un panorama naturale, di una festa rituale o di quel pugno di sincere amicizie a giustificare un rientro negli ambienti d’origine di noi “molisani d’altrove”. Occorre davvero fare qualcosa, oltrepassando ogni avvilimento, perché questo umile scrigno territoriale di antichi valori non si deteriori del tutto.

Ora arrivano le elezioni regionali, che nel sonnacchioso Molise assumono sempre un significato di “attesa”, anche nella eterna e fatale conservazione. Siamo pertanto certi che non basterà l’ennesima tornata elettorale a cambiare le cose. Ma se chi governa da decenni – direttamente o indirettamente – questo piccolo lembo d’Italia ha fallito, perpetrarne l’andazzo equivale alla complicità o al masochismo.

Ecco perché, come Forche Caudine, chiediamo al molisanissimo Domenico Iannacone di compiere una scelta difficilissima per un giornalista di successo, vincitore di numerosi premi (tre volte l’Ilaria Alpi), che avrebbe tutto da perdere nel tornare nei luoghi dell’infanzia (e del cuore), non come saltuario villeggiante ma come amministratore. Dovrebbe caricarsi di una pesante incombenza: accettare i sinceri, appassionati, trasversali e corali inviti a “metterci la faccia”, come si dice brutalmente in queste circostanze. Non è questione di destra o di sinistra: in ballo c’è il futuro delle nostre radici. Iannacone sarebbe il miglior governatore e farebbe riemergere in noi molisani l’orgoglio per l’appartenenza.

Si dirà: ma davvero è conciliabile un animo nobile come quello del giornalista sessantunenne di Torella del Sannio, dna e tante estati a Frosolone, alfiere di contenuti di qualità in una tv omologata e decadente, con la scoraggiante politica regionale? In fondo, chi glielo farebbe fare?

Verissimo. Ma almeno un motivo, non da poco, c’è: Iannacone è un simbolo positivo e universale del Molise. Del migliore Molise. E, al di fuori del territorio regionale, può esprimere il suo talento senza condizionamenti, scevro da stigmi e sudditanze di ogni tipo. Può quindi farsi apprezzare – ad ogni latitudine – per un mestiere, uno dei mestieri più difficili, svolto con viva intelligenza, premuroso scrupolo, rispettoso ascolto, delicatezza quasi poetica. L’ideatore di quei gioielli di struggenti trasmissioni che rispondono al nome Dieci comandamenti o Che ci faccio qui, con tali doti – questo il punto – è riuscito ad esprimere e ad incarnare la migliore molisanità libera da soggezioni: il controllo ancestrale degli ambienti, il buon senso generato dall’esperienza vissuta con pragmatismo e con i piedi per terra, la gradualità che predispone all’introspezione e alla riflessione etica, la relazione salvifica tra universi morali, la missione di acquisire e rendere universale ogni sentimento, apparentemente invisibile, raccolto nei luoghi dell’umanità più disparata, dai grigi corridoi di Corviale a Roma a quelli “sgarrupati” di Scampia a Napoli, dalla “grammatica del terremoto” nella piazza di San Giuliano di Puglia alla Calabria povera e solidale, dall’artista di strada che da 25 anni crea ed espone opere a ridosso dell’Ara Pacis a Roma all’Irpinia poetica dell’amico Franco Arminio.

Ha raccontato in un’intervista: “Non raccolgo indizi per raggiungere una verità, piuttosto dal confronto con le storie personali cerco di far emergere un senso più profondo e per certi versi inafferrabile dell’esistenza, delle scelte di vita, dei problemi che si affrontano vivendo il nostro tempo”. Potrebbe essere il migliore programma elettorale tagliato su misura per il Molise.

(Giampiero Castellotti)

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