Draghi, Mattarella, Conte: un mercoledì da leoni?

Giuseppe Conte ha di fatto aperto la crisi di governo non votando la fiducia al decreto Aiuti. Ha giustificato la scelta evidenziando disparità di vedute sui temi ambientali della transizione ecologica e su quelli sociali. L’aula del Senato ha comunque confermato la fiducia al governo posta sul decreto Aiuti con 172 “sì” e 39 “no”, nessun astenuto. Il Movimento Cinquestelle non ha partecipato al voto, risultando assente alla prima e alla seconda chiama.

A seguito della votazione, il premier Mario Draghi ha presentato le dimissioni, essendo venuta a mancare quella coesione che ha caratterizzato finora il governo. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha respinto le dimissioni, invitando il premier a presentarsi al Parlamento. La nota del Quirinale: “Il Presidente della Repubblica non ha accolto le dimissioni e ha invitato il Presidente del Consiglio a presentarsi al Parlamento per rendere comunicazioni, affinché si effettui, nella sede propria, una valutazione della situazione che si è determinata a seguito degli esiti della seduta svoltasi oggi presso il Senato della Repubblica”.

Pretesto della crisi da parte dei Cinquestelle è stato l’annuncio della costruzione del termovalorizzatore a Roma. Sul punto è intervenuto il sindaco della Capitale, Roberto Gualtieri: “Se mi sento in colpa e se è colpa di Roma e del termovalorizzatore questa crisi di governo? No, non è colpa di Roma. Noi facciamo le scelte giuste – ha detto il primo cittadino ai giornalisti nel corso della Festa dell’Unità a Caracalla.

Non mancano le reazioni politiche alla crisi.

“Complimenti al M5S per aver fatto questo guaio mentre c’è una crisi in corso, c’è una guerra ai confini dell’Europa, già la Borsa oggi è crollata, lo spread sale, c’è un’impennata dei prezzi di tutte le materie prime – ha detto il coordinatore nazionale di Forza Italia Antonio Tajani a margine della cerimonia per la festa del 14 luglio a Palazzo Farnese a Roma.

“La Lega è stata leale, costruttiva e generosa per un anno e mezzo, ma da settimane il presidente Draghi e l’Italia erano vittime dei troppi No del Movimento 5 Stelle e delle forzature ideologiche del Partito democratico. La Lega, unita e compatta anche dopo le numerose riunioni di oggi, condivide la preoccupazione per le sorti del Paese: è impensabile che l’Italia debba subire settimane di paralisi in un momento drammatico come questo, nessuno deve aver paura di restituire la parola agli italiani – è quanto si legge in una nota della Lega.

“Non accettiamo scherzi, per Fratelli d’Italia questa legislatura è finita e daremo battaglia perché si restituisca ai cittadini quello che tutte le democrazie hanno e cioè la libertà di scegliere da chi farsi rappresentare per fare cosa – ha detto Giorgia Meloni sul palco della Festa dei Patrioti a Palombara Sabina.

“Credo che per l’interesse del Paese, il governo Draghi debba andare avanti – ha commentato il segretario nazionale del Pd, Enrico Letta. “Credo che sia un interesse di tutti che il governo prosegua – ha aggiunto Letta – un interesse che sta maturando anche con fortissime spinte che provengono da ovunque, anche dalle parti sociali, dal mondo del lavoro, dall’Unione europea”.

Secondo molti osservatori, la scelta del Movimento Cinquestelle di non votare il decreto Aiuti e il documento in nove punti sugli interventi per famiglie e lavoratori, contestando in particolare la norma che concede poteri straordinari al sindaco di Roma in tema di rifiuti (con la possibilità di realizzare il termovalorizzatore) è conseguente ai sondaggi che vedono il movimento in caduta libera e quindi al tentativo di recuperare consensi nel terreno originario, quello ambientalista e populista dopo la virata “istituzionale”. Specie dopo la scissione operata da Luigi Di Maio.

Giuseppe Conte, in particolare, ha consegnato un documento in nove punti al premier che ribadisce alcuni capisaldi delle battaglie sociali quali la difesa del reddito di cittadinanza, l’introduzione del salario minimo, un provvedimento straordinario per le famiglie e il prolungamento del Superbonus. Tutti interventi decisamente costosi.

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